Classe 1985, il conduttore toscano è sugli schermi di Rai Premium (canale 25) da domenica 23 luglio e lo sarà fino al 24 settembre con Road To Meraviglie, ore 14 circa, per raccontare un’Italia inedita sotto il profilo culinario, paesaggistico, territoriale e d’identità culturale. Infatti, si concentrerà sulle piccole realtà spesso nascoste ma che hanno millenni di storia da scoprire La Discussione ha incontrato l’autore e conduttore Stefano Bini, che ci ha parlato del suo nuovo programma su Rai Premium e Rai Play, del futuro professionale, dei colleghi e del rapporto con la fede.
Da cosa nasce Road To Meraviglie?
“Dall’esigenza di raccontare il paese più bello del mondo in maniera inedita, sia sotto il profilo di conduzione che nei contenuti. Creare un programma dejà vu non avrebbe fatto per me! Andiamo a scavare nelle tradizioni culinarie e culturali con esperti, cuciniamo ricette narrandone la storia e i singoli ingredienti, scopriamo culture e leggende per troppo tempo assopite e che c’è necessità di far emergere, passeggiamo tra boschi e montagne per far notare al telespettatore la flora e la fauna, e poi ci avvaliamo di esperte nutrizioniste. Insomma, un progetto tutto da vedere e, guardando agli ascolti, che piace al pubblico”.
È un esperto di food?
“Non sono un esperto ma ne capisco abbastanza, essendo nipote e figlio di ristoratori da sei generazioni e avendo lavorato per tredici estati nelle aziende di famiglie. Insomma, so di cosa parlo e lo faccio con grande passione ed entusiasmo”. Da Domenica Live su Canale5 a Rai2 con Il lato positivo, da Rai Isoradio con Le Casellanti a Road To Meraviglie su Rai Premium. Un excursus vario. “Sì e spero di continuare così. Tralasciando Domenica Live, piccole cose ma di abnorme qualità. Vengo televisivamente dall’intrattenimento puro ma poi ho virato sulla cucina, un argomento che gli italiani guardano sempre con molto interesse. Ma non escludo di tornare ad un qualcosa di più generalista, dipende poi da molti fattori. Il mondo dello spettacolo italiano è fatto di opportunità ed io colgo al volo quello che mi viene offerto, se mi stuzzica chiaramente. La cosa per me fondamentale è non ripete quello che hanno fatto altri… mi sentirei poco in agio. L’originale è sempre meglio della copia e il telespettatore lo sa”.
Cosa le piacerebbe fare in futuro?
“Esattamente quello sto facendo. Ideare, autorare e conduttore miei progetti. Ovviamente, se mi venisse offerto un bel programma da una casa di produzione o da un broadcaster, se valido, accetterei subito che sia davanti o dietro la telecamera. Non smanio per andare in video; a me interesse far le cose bene e non apparire a tutti i costi. Ad oggi, ci sono un paio di progetti sempre sulla Rai per la prossima stagione”.
A chi si è ispirato per fare questo lavoro? Ha mai pensato di cambiare nel corso degli anni?
“Sono nato negli anni ottanta, con l’esplosione di una nuova televisione. Ho sempre guardato con ammirazione Gerry Scotti come Lorella Cuccarini, Maurizio Costanzo come Cristina D’avena, Piero Chiambretti come Carlo Conti, ma soprattutto Raimondo Vianello. Come dicevo prima, essendo autore, conduttore ma anche giornalista di spettacolo e avendo passato più di metà della vita tra studio televisivi e radiofonici, non tollero il “già visto” sia negli atteggiamenti che nei conduttori. Sono certamente ancora una formica in mezzo a questi grandi nomi ma di certo con una mia personalità. Non voglio e non vorrò mai somigliare a qualcuno perché il telespettatore se ne accorge e cambia canale. Ognuno deve avere il suo stile ed è qui che rimani impresso, nel bene e nel male, al pubblico. Per la secondo domanda, la risposta è no. Per fare questo mestiere, ci nasci e non ci sono raccomandazioni o preparazione che tengano. Amo alla follia ciò che faccio e spero di trasmettere tanto entusiasmo. Poi, le vie del Signore sono infinite. Se dovessi abbandonare per qualche motivo la tv, mi piacerebbe lavorare come manager accanto a Marina Berlusconi.”
Qual è il suo rapporto con la fede?
“Bellissimo. In primis, cerco di essere un buon cristiano poi sono credente, cattolico e praticante. Sono educatore alla Parrocchia Dio Padre di Milano2, quartiere in cui vivo e dov’è nata la tv commerciale grazie ad un lungimirante Silvio Berlusconi. Da anni, mio padre spirituale e punto di riferimento morale è Sua Eccellenza Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, con il quale mi lega anche una profonda e sincera amicizia”.