Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani protagonista questa mattina all’interno della seconda giornata del Forum Ambrosetti in corso Cernobbio, sul Lago di Como. Nel suo intervento punta molto su un concetto ben preciso: la coesione dell’Europa, con i Paesi membri che devono avere lo stesso potere decisionale, senza distinzioni alcune: “Non credo a una Ue a trazione di due o tre nazioni, serve una partecipazione complessiva”. Insomma, il Vicepremier tiene la stessa linea del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che proprio ieri aveva detto che i problemi dell’agenda mondiale vanno risolti con un Continente unito. Tajani va avanti nel suo discorso puntando sulle riforme da fare all’interno dell’Unione, a partire dal nuovo Patto di Stabilità per arrivare all’unione bancaria e realizzare l’armonizzazione fiscale: “Se vogliamo contare davvero nel mondo” – le sue parole – dobbiamo avere un peso che non può essere solamente quello dell’alto rappresentante o del ministro degli Esteri. L’Europa, per contare, deve avere una forza economica non solo commerciale, deve avere la capacità di competere a livello industriale”.
Obiettivo passi avanti
Chiaramente il Ministro non si sottrae al tema della Difesa, spiegando che l’Europa deve fare un passo in avanti per non dipendere, in pratica, dagli Stati Uniti: “Abbiamo visto anche sulla questione relativa alla guerra in Ucraina che non possiamo correre sempre dietro agli Usa, che sono un nostro interlocutore. Se nella Nato vogliamo contare di più, serve un’Europa che sa contare di più, non a parole, ma anche a fatti”.
La Via della Seta
In merito ai rapporti con la Cina, Tajani dice che c’è la volontà di continuare a lavorare con Pechino, anche se la Via della seta non ha portato i risultati attesi, se si pensa che i dati delle esportazioni italiane verso la stessa parlano di 16,5 miliardi di euro, contrapposti ai 23 della Francia e al 107 della Germania e dunque “il Parlamento dovrà fare una valutazione e decidere se rinnovare o meno la nostra partecipazione a questo progetto. La Cina è un Paese partner, ma anche concorrente e se vogliamo confrontarci servono regole che assicurino la competitività delle nostre imprese”.