Era il 29 agosto 1991 quando l’imprenditore siciliano Libero Grassi fu assassinato a Palermo da due sicari di Cosa Nostra a causa del suo rifiuto a pagare il racket. Una morte, la sua, diventata il simbolo della lotta alla mafia. E oggi, a 32 anni dall’omicidio, l’industriale viene ricordato come simbolo della resistenza alla criminalità organizzata.
La sua figura ieri è stata ricordata da alcune delle più alte cariche istituzionali, a partire dal Presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha voluto rendere omaggio “alla fermezza e alla determinazione di un uomo che con coraggio disse no al pizzo”, chiedendo inoltre che il suo sacrificio non venga dimenticato. “La sua figura” – ha invece affermato il Presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana – “rappresenta un simbolo di integrità morale, determinazione e coraggio e il valore del suo rifiuto a piegarsi alle minacce va custodito e tramandato in particolare alle giovani generazioni”.
Per il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nella storia di ogni Paese ci sono persone destinate a lasciare un’impronta profonda, indelebile, nella vita di singoli cittadini e di intere comunità: “Libero Grassi è uno di loro, la sua ferma opposizione alla criminalità organizzata lo ha reso simbolo di resistenza e di eroismo civile”. “La sua determinazione possa essere d’esempio, per tutti, nella quotidiana lotta a ogni forma di criminalità organizzata” il pensiero del titolare del Ministero per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci. Ha parlato di “un uomo coraggioso e libero il cui esempio e ricordo vanno preservati” il Ministro della Difesa Guido Crosetto. Libero Grassi, per il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha sacrificato la sua vita per riscattare la Sicilia dal racket della mafia, è stato “un eroe della impresa libera che ha indicato a tutti la strada della legalità”. “Simbolo di coraggio e libertà, esempio per i più giovani” il pensiero del Ministro del Turismo Daniela Santanché.
Coraggio e dignità
Italia Viva, tramite la Senatrice Raffaella Paita, parla di un esempio di coraggio e dignità che va onorato ogni giorno, mentre per il M5S commemorare il sacrificio di Grassi ha senso “solo se allo stesso tempo si agisce concretamente per combattere gli stessi nemici di quel coraggioso imprenditore siciliano diventato giustamente un simbolo dell’antimafia”. L’imprenditore siciliano, per il Segretario regionale del Pd Sicilia Anthony Barbagallo, ha insegnato che denunciare il pizzo e opporsi alla prepotenza mafiosa “è un dovere di ogni cittadino onesto”.
Minacce dal 1987
Grassi nacque a Palermo nel 1945 da una famiglia di imprenditori. Dopo aver studiato economia, lavorò nell’azienda di famiglia, la Grassi Tessuti. Nel 1987 iniziò a ricevere minacce da parte della mafia, che gli chiedeva di pagare il pizzo. Grassi rifiutò di pagare e decise di denunciare pubblicamente l’estorsione. La sua lettera aperta, pubblicata sul Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991, ebbe un grande impatto in Italia. Scrisse: “Io, Libero Grassi, imprenditore, dico no al racket. Non pago il pizzo. Non mi piego alla mafia. Non voglio vivere nella paura. Voglio vivere in un paese libero, dove la legge è uguale per tutti”. La sua lettera fu seguita da altre denunce da parte di altri imprenditori siciliani. Il movimento antiracket iniziò a crescere e la mafia fu costretta a reagire. E decise di assassinarlo.