venerdì, 15 Novembre, 2024
Attualità

“Diritto all’odio” o dovere di combatterlo?

Il richiamo del Capo dello Stato

Non saranno piaciute a certi piromani della democrazia le parole del Presidente Mattarella sulle basi della nostra Costituzione: “L’amicizia come risorsa, a cui attingere, per superare -insieme- le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità. Per superare, per espellere l’odio come misura dei rapporti umani”.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un indegno elogio dell’odio eretto al rango di diritto e -ancor peggio- ad una rincorsa di politici disinvolti e di intellettuali dal pensiero debole che si sono affrettati a rinfocolare umori malmostosi che non giovano alla nostra vita civile.

Per giustificare questo strombazzare di cattivi sentimenti i loro propagandisti si sono affrettati a dire che si tratta di convinzioni diffuse in ampi strati della società. Come se compito della politica e della cultura fosse quello di amplificare i malumori e le reazioni irrazionali e non invece quello di analizzarli, capirne le cause e creare le condizioni per aiutare la gente a liberarsene.

A cosa servono la politica e la cultura se devono limitarsi a fare da megafono delle negatività e a cavalcare le onde del malcontento che si esprime anche con forme di discriminazione, intolleranza e finisce per alimentare involontariamente la violenza?

Purtroppo la degenerazioni populistiche delle nostre democrazie hanno dato fiato ad una rinascita dell’odio per il diverso, per l’avversario, per chi ha la pensa diversamente. È una deriva pericolosissima che porta alla distruzione delle democrazie libere e pluralistiche. Non c’è spazio per l’odio in chi crede nella convivenza civile. Non si tratta di essere buonisti o di travestirsi da pecorelle, ma di riscoprire le basi del nostro stare insieme. Queste basi sono state richiamate da Mattarella e sarebbe bene che tutti riflettessimo su queste parole.

Un clima di odio non giova a nessuno perché l’odio accende altro odio e innesca una spirale distruttiva della nostra civiltà. Dovrebbero ricordarlo bene coloro che per anni predicarono l’ odio di classe, accarezzando la violenza politica e ritrovandosi poi il terrorismo in casa.

Dovrebbero ricordarlo anche coloro che, rifiutando il verdetto della storia, provarono a rimettere gli italiani gli uni contro gli altri come se non di fratelli di trattasse ma di nemici nella stessa patria. Dovrebbero riflettere sui rischi dell’ odio anche quanti sui giornali o nei talk show godono ad alimentare la polemica fine a stessa, le urla, le ingiurie trasformando tutto ciò in un modello di comportamento che viene trova milioni di replicanti orgogliosi di imitare questo o quel politico questo o quell’intellettuale.

Torniamo allo spirito della Costituzione, ripristiniamo il senso dello Stato di diritto e dell’osservanza delle regole. I giovani ci guardano e se gli insegniamo a non rispettare le persone e a fregarsene delle regole poi non ci meravigliamo delle loro esplosioni di violenza.

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