L’economia del mare è rappresentata nelle 66 province costiere da micro e piccole imprese (Mpi) dove sono attive 2.467.076 Mpi con 5.898.822 addetti, pari a oltre la metà (54,3%) degli addetti nazionali. Un ruolo determinante è svolto dal Mezzogiorno, grazie al carattere peninsulare del nostro Paese: nel Sud e Isole, si concentra il 43,0% del Pil dei territori costieri, davanti al 31,5% del Centro, al 20,0% del Nord-Est e al 5,5% del Nord-Ovest.
Imprese costiere
Il profilo dell’economia del mare è definito nell’ultimo Rapporto annuale di Confartigianato. Le Mpi concentrano il 70,7% degli addetti delle imprese delle province costiere, una quota nettamente superiore al 63,4% della media nazionale. In particolare la quota tocca il 94,3% per l’export di navi e imbarcazioni, ambito che conta circa 3mila imprese artigiane specializzate in attività cantieristiche e riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni che rappresentano l’88,8% dell’artigianato italiano della nautica.
Porti siciliani al top
Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli sottolinea quanto siano indispensabili artigiani e Mpi per il sostentamento dell’economia del mare, soprattutto per garantire la mobilità di merci e persone. Fiore all’occhiello è rappresentato dall’attività portuale, con l’apporto del sistema delle imprese del trasporto merci e della logistica. La regione con maggiore attività è la Sicilia, con il 16,8% del movimento merci nel 2021, mentre nel confronto internazionale, l’Italia è al primo posto in Ue a 27 per Pil generato nelle province costiere, pari a 906,8 miliardi di euro e alla metà (50,6%) del Prodotto interno lordo nazionale, quota superiore rispetto al 36,6% della media Ue. “Senza artigiani e Mpi”, aggiunge Granelli, “non esisterebbe l’economia del mare, e l’Italia non sarebbe al top tra le mete turistiche più apprezzate a livello internazionale”.