Leggerò un libro del generale Vannacci quando scriverà di temi militari di cui è sicuramente esperto. Questa mania che chiunque debba scrivere e sentenziare su qualsiasi cosa ha poco a che vedere con la libera espressione delle proprie idee. Il mio idraulico polacco che vive in Italia da 20 anni ha le sue idee sugli stessi temi trattati dal Generale e sul mondo intero; ne parla con me mentre mi aggiusta il lavandino ma non si sognerebbe mai di scrivere un libro su queste materie. Preciso che il mio idraulico è dotto e l’altra sera mi ha tenuto una lezione di linguistica sul polacco che da sola valeva più del lavoro di riparazione dei tubi.
Detto questo, sulla vicenda il buon senso, che non torna mai dalle vacanze, avrebbe voluto che ad occuparsi del generale fosse solo e soltanto il suo capo, cioè il Ministro della Difesa. Crosetto lo ha fatto in maniera impeccabile con rigore ed equilibrio seguendo le vie istituzionali. Merita un elogio. E tutto doveva finire qui.
Un generale non è un cittadino qualsiasi. È un militare che rappresenta lo Stato, sottoposto a disciplina speciale e ha giurato un paio di volte sulla Costituzione (quando ha iniziato come allievo ufficiale e quando è entrato in servizio). Quindi ogni sua uscita pubblica non può essere in contrasto con la Costituzione che, per esempio vieta ogni discriminazione.
In privato, in famiglia, con qualche amico di vecchia data il generale può dire tutto quello che vuole. Mi ricordo che nel 1979 un generale dei Carabinieri, durante una cena in un salotto romano, mi confidò che lui era favorevole alla legalizzazione delle droghe. Ma non si sarebbe mai sognato di dirlo in pubblico.
Tutta questa cagnara è veramente fuori luogo, da qualsiasi parte venga. Sbaglia la sinistra a non fare quadrato su Crosetto e a rilasciare dichiarazioni senza capo né coda come quella della segretaria Schlein che afferma: “la nostra Costituzione non mette tutte le opinioni sullo stesso piano, non garantisce libertà a chi vuole negare diritto di espressione a gruppi di persone“. Dimentica la segretaria che non esiste il reato di opinione, che per decenni da quelle parti qualcuno esaltava liberamente la violenza politica e che neanche in pieno terrorismo si mettevano in galera coloro che elogiavano la lotta armata, senza praticarla o concorrere a organizzare atti criminosi.
Sbaglia la Destra ad alzare il volume rischiando di passare come un megafono delle opinioni del generale che molto probabilmente non sono condivise dalla stragrande maggioranza di chi ha votato per Giorgia Meloni.
Il tutto porta ad esacerbare gli animi, a tagliare con l’accetta temi delicati che vanno affrontati con equilibrio senza mettere benzina sul fuoco su divisioni in un Paese che proprio non eccelle quanto a superamento di discriminazioni. E allora di tutte queste polemiche si poteva fare tranquillamente a meno. Sarebbe servito solo un generale silenzio.