Calenda ha fiutato la trappola e ha preso le distanze da qualsiasi tentativo di trasformare l’intesa delle opposizioni sul salario minimo in una sorta di prova generale di quell’unità delle sinistre che, con diverse sfumature e ambizioni, Schlein e Conte vorrebbero costruire.
Divisa su quasi tutto, l’opposizione ha trovato sul tema del salario minimo un terreno d’incontro inaspettato per tutte le forze politiche che non hanno votato la fiducia al Governo, con l’eccezione di Italia viva. Renzi è tornato a fare il battitore libero, in attesa di mettere a segno qualche strike che nessuno, e forse neanche lui, al momento immagina.
Calenda ha sempre messo le mani avanti su possibili manovre politiche che lo ingabbiassero in un gruppone insieme a Conte e Fratoianni. E, per rendere più concreto questo suo rifiuto di entrare nel campo largo di lettiana memoria, ha convinto Giorgia Meloni ad aprire al dialogo.
Operazione riuscita. Al primo round si è conclusa con un rinvio a quando il Cnel avrà preparato la sua proposta. Ma l’obiettivo di Calenda era proprio quello di non trasformare l’accordo delle opposizioni sul salario minimo in una sorta di fronte comune contro il Governo.
Meloni ha ben chiaro quanto sia popolare la proposta del salario minimo e non vuol regalare questo tema alla sinistra che potrebbe trarne benefici in termini di consenso. Per questo, nella sua intervista ferragostana, ha aperto uno spiraglio che sicuramente si allargherà e che mira anche a scompaginare i piani di Schlein e Conte.
La partita non è semplice. Ma Meloni sa che per tenere bene in mano lo scettro di comando deve evitare divisioni nella maggioranza e favorire spaccature nell’opposizione. Una strategia che, finora, né Schlein né Conte si sono dimostrati capaci di contrastare. Anzi. Le loro iniziative hanno sempre compattato i partiti di maggioranza e creato qualche dissidio tra quelle di opposizione. Più che una strategia sbagliata… una mancanza di strategia che rende la navigazione del Governo, per ora, tranquilla. Come abbiamo già scritto, al momento, gli unici problemi per Meloni potrebbero venire solo dai suoi alleati. Non certo dai suoi oppositori.