mercoledì, 15 Gennaio, 2025
Politica

Il decisionismo di Giorgia Meloni

Nell'intervista ferragostana lo stile di governo del Presidente del Consiglio

Il piglio determinato del Presidente del Consiglio, sia verso le opposizioni che verso la maggioranza, può aprire una stagione di scelte più nette e rapide per imprimere all’azione di Governo maggiore concretezza e tempestività. Un modo non notarile di essere “primus inter pares”

Negli anni Ottanta “decisionista” era un aggettivo usato con una connotazione negativa per definire lo stile di governo di Bettino Craxi. Il leader socialista si mostrava determinato ad assumere decisioni anche molto impopolari, mettendoci la faccia. Il caso più clamoroso fu il taglio della scala mobile adottato con decreto il 14 febbraio del 1984 che superò anche la prova del referendum abrogativo. “Decisionista” era impropriamente usato come sinonimo di “autoritario”. A Craxi forse non dispiaceva neanche questo accostamento, visto il suo carattere impetuoso e la voglia di caratterizzarsi come uomo di rottura rispetto ad altri stili di governo piuttosto lenti nelle decisioni.
Giorgia Meloni nell’intervista di ieri ha usato toni che delineano chiaramente un modo di governare che non vuole galleggiare sui problemi, ma prenderli di petto. Si tratta di un doppio decisionismo: uno rivolto alle opposizioni e un altro rivolto alla sua stessa maggioranza.

Segnale per le opposizioni

Il messaggio che Meloni manda a Schlein e Conte è chiaro: il Governo non si vuole far mettere in un angolo e quando le opposizioni compatte – eccetto Renzi – pongono un problema delicato, Palazzo Chigi non si sottrae al confronto. Il caso del salario minimo è emblematico. Meloni non ha alcuna intenzione di regalare alle opposizioni questo tema che ha un consenso molto ampio nell’opinione pubblica. Sollecitata da Calenda, e pur non condividendo la filosofia sottostante al salario minimo legale, Meloni ha aperto un tavolo di confronto. È vero che il Governo non ha portato una sua proposta, ma ha indicato un metodo: incaricare Il Cnel, organo di rilevanza costituzionale dove sono presenti rappresentanti di forze produttive e sociali di produrre una proposta complessiva sulla lavoro malpagato. E subito dopo avere preso questa decisione Meloni ha aperto, nell’intervista, uno spiraglio: si può immaginare un salario minimo legale per alcune categorie. Possono le opposizioni non prendere atto di questa novità? Sbaglierebbero a sbattere la porta in faccia. Intanto lei va per la sua strada. Come dire: voglio dialogare con voi, tra due mesi avrò una proposta su cui possiamo continuare a cercare un accordo. Se, invece, volete la rottura sarà vostra responsabilità.

Linea di marcia per la maggioranza

Nei confronti della sua maggioranza Meloni è altrettanto decisionista. Lo ha dimostrato con la supertassa alle banche che ha colto di sorpresa il suo alleato più affidabile, Antonio Tajani. Rivendica la sua decisione nonostante le critiche e i distinguo che serpeggiano nella coalizione sicura non solo della popolarità di questa scelta, ma anche della sua efficacia. Insomma Meloni ci mette la faccia e se ne assume la responsabilità politica. È il suo modo di interpretare il dettato costituzionale che le affida il compito di dirigere la politica generale coordinando l’attività dei ministri. Lei punta sulla sua autorevolezza personale per imprimere un’accelerazione su alcune decisioni delicate e urgenti che potrebbero impantanarsi nel confronto. Meloni è consapevole che il Presidente del Consiglio non è né un Premier – come erroneamente viene definita – né un Cancelliere. È un primus inter pares. Ma ci sono tanti modi essere primus. E sicuramente il suo non è di tipo notarile.

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