venerdì, 22 Novembre, 2024
Sport

Dal 18 agosto svolta storica per le divise dello sport femminile

D’ora in poi vince il colore, non solo pantaloncini o gonnelline bianchi 

Il 18 agosto 2023 potrebbe diventare una data storica per lo sport femminile. Inizia il  Campionato europeo femminile di hockey su prato a Moenchengladbach, in Germania, e le atlete giocheranno con divise comode e colorate.

Una nuova regola negli sport femminili, infatti, è stata introdotta durante la Fifa Women’s World Cup con la concessione alle giocatrici di indossare i pantaloncini colorati e non più quelli a tinta unita bianca. Ne hanno approfittato subito le squadre della Nigeria, Francia, Inghilterra, Canada e Nuova Zelanda sfoggiando colori di ogni sorta. Ne scrivono con mille sottolineature su Vixxen, il sito on line dedicato alle giovani atlete italiane, perché anche se la norma è passata inosservata, questa sembra essere quasi pari alla conquista del voto femminile dopo anni di suffragette e lotte politiche per la parità. Lo scopo è quello di evitare alle atlete il disagio di essere costrette a mostrare eventuali segni causati dal ciclo mestrauale. I pantaloncini colorati, per questo, possono essere molto più apprezzati che non quelli bianchi, finora, obbligatori.

Dopo i colori, fogge e misure

L’abbigliamento sportivo woman è oggetto di discussione e ora si apre anche il capitolo delle misure: divise troppo corte, succinte e scomode possono creare notevoli problemi.
Perfino il prestigioso WTA Wimbledon 2023, famoso torneo di tennis con regole ferree radicate nel tempo, ha permesso alle partecipanti di utilizzare biancheria intima colorata e non più solo bianca.
Il Campionato europeo di hockey su prato, che inizierà il prossimo 18 agosto, darà la possibilità alle atlete di scegliere tra la gonna tradizionale e pantaloncini più comodi, stesso discorso vale per le campionesse di atletica, che a differenza di quanto visto in passato, ora possono gareggiare con leggings più lunghi e coprenti rispetto alla classica mutanda sgambata.

Episodi di una lunga battaglia

La nazionale norvegese di Beach Handball, già durante i campionati europei del 2021, aveva sfidato le regole e deciso di scendere in spiaggia con dei pantaloncini, infischiandosene del regolamento che prevedeva la mutanda bikini e così facendo aveva portato a casa non un trofeo, ma una multa salata “per abbigliamento improprio” da parte della Federazione Internazionale di Pallavolo. Sempre in quell’anno, la Nazionale tedesca di ginnastica artistica aveva partecipato alle Olimpiadi con body “interi”, cioè che coprivano le gambe come quelli maschili, e la saltatrice con l’asta Holly Bradshaw aveva gareggiato con una tutina anziché con la divisa in due pezzi.

Questioni anche di religione

Briana Scurry, calciatrice statunitense con due medagli e d’oro e tre Coppe del Mondo giocate, ricorda che  negli anni ’90 la squadra femminile indossò “maglie e pantaloncini usati dalla squadra maschile” perché lo sponsor aveva realizzato le divise pensando solo alla squadra considerata “principale”. Samin Kamal Beik, lottatrice iraniana, in un video sul tema abbigliamento ha detto che dovrebbero decidere le atlete cosa indossare. “Ci sono anche questioni religiose, ma anche queste vanno risolte nel rispetto di ciascuno. Ogni atleta dovrebbe poter scegliere liberamente cosa indossare.” Le atlete di ginnastica artistica, ad esempio, usano uno spray collante per tenere attaccato il body alla pelle ed evitare che si sposti durante l’esercizio esponendole a penalità. Accade di peggio: una volta spostato il bordo del body se lo aggiustano fioccano altre penalità per “spostamento inappropriato” della divisa. Uno stress nello stress per la prestazione che aveva indotto le atlete tedesche alle Olimpiadi di Tokyo, a presentarsi con tute intere aderenti. La breccia è fatta ora, però, bisogna restarci, sulla breccia.

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