Anche quest’anno a Shangai si è tenuta l’annuale Conferenza Mondiale sull’Intelligenza Artificiale che ha registrato un massimo storico per numero di partecipanti, tra istituzioni, accademici e aziende specializzate provenienti da tutto il mondo. Sono stati presentati i prodotti più avanzati come i robot umanoidi, che hanno addirittura tenuto una conferenza stampa, e modelli di grandi dimensioni per mostrare come la tecnologia IA può accelerare l’evoluzione profonda dell’economia reale e creare una vita migliore.
La grande partecipazione mostra quanto il tema abbia ormai assunto un significato strategico e geopolitico, come hanno sottolineato anche alcuni nostri accademici presenti alla manifestazione. “È importante avere a mente che la transizione digitale è irreversibile e quando si parla dell’IA non si parla di una moda passeggera come il Metaverso o la fibra oppure il 5G, no, non è così – ha commentato all’Adnkronos la professoressa Barbara Caputo del Politecnico di Torino, Referente del Rettore per le iniziative sull’Intelligenza Artificiale e a capo del Centro di Eccellenza del PoliTo sull’Intelligenza Artificiale -. Adesso vediamo Usa e Cina, ma direi l’intero Nord America (perché il Canada è molto attivo sull’IA) segnalare a livello mondiale il desiderio di diventare leader nel campo dell’Intelligenza Artificiale”.
La discussione scientifica esce, dunque, dai circuiti meramente accademici e si sposta in manifestazioni di questo tipo perché il dialogo con le aziende, che l’IA la fanno e la finanziano, è imprescindibile. Tutto si è trasformato in dato digitale, anche grazie alla diffusione massiva di sensori a buon mercato che li raccolgono e di cui siamo già circondati, e la battaglia che si combatte ruota intorno alla capacità di elaborare questi dati. Non è più possibile aspettare che sia qualcun altro a automatizzare l’analisi di questa enorme mole di informazioni per poi usarle a proprio vantaggio. “Il problema – spiega ancora la professoressa Caputo -, è che il Vecchio Continente non è in linea con i colossi di Cina o Usa. Siccome dalla digitalizzazione non si torna più indietro, senza la IA semplicemente non si vive nel mondo digitale. E chi la fa questa IA? La facciamo noi – Italia e Europa tutta per fare massa critica – o la fa qualcun altro? Io credo che un Paese del G7 non si possa permettere di rimanere indietro”.
Con l’arrivo in rete di ChatGPT l’Intelligenza Artificiale è uscita allo scoperto e non c’è persona che non si interroghi su quali impatti avrà nelle nostre vite, almeno di una parte dell’IA, quella generativa. In ogni caso si tratta di un processo che non si può arrestare e diventa fondamentale essere in grado di governarlo. Il fatto che le persone comuni ne siano venute a conoscenza solo ora non vuol dire che parta da adesso la corsa al controllo dei mercati e di tutti gli usi commerciali e strategici dell’IA. “Sono tanti anni – commenta Giovanni Migliarotta, docente al Politecnico di Milano e Co-Direttore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale del PoliMI, anche lui intervenuto a Shangai -, dall’avvento del deep learning, che si è scatenata una competizione globale nella ricerca e nella applicazione per la leadership sull’IA e nella competizione in lizza ci sono gli Usa, il mondo della ricerca occidentale e la Cina con la sua enorme capacità imprenditoriale e il suo enorme bacino di utenti e di dati”. E in che modo si colloca l’Italia all’interno di questo ring? “Scientificamente in modo molto più che degno – dice Migliarotta -. La nostra produttività scientifica è di altissimo livello in proporzione alla quota di Pil da noi dedicata alla ricerca scientifica. Insomma l’Italia è ben sopra la media e tutto ciò è stato misurato con i dati”. Dal 2021, dalla Strategia Nazionale sull’Intelligenza Artificiale, “la competizione ha accelerato e le risorse che il Governo italiano ha messo sono arrivate e siamo ormai in una grande accelerazione”. Il punto resta che le risorse, grazie anche al PNRR, sono indubbiamente aumentate rispetto al passato, ma restano sempre esigue rispetto ai giganti con i quali dobbiamo concorrere.