Posizioni lontane ma non è rottura. La “scalata” per un accordo sul salario minimo tra Governo e opposizioni si è rivelata troppo ardua. L’intesa non c’è stata, ma nemmeno lo scontro, per dirla con le parole del leader di Azione, Carlo Calenda: “Incontro con il Governo interlocutorio ma nessuno ha sbattuto la porta”.
Le difficoltà erano note, l’esecutivo guidato dal premier Giorgia Meloni ha ribadito le perplessità, – dubbi espressi in modo corale dalle Associazioni datoriali che ritengono necessario non uscire dal perimetro della Contrattazione collettiva nazionale – mentre le opposizioni hanno rilanciato le loro convinzioni con una proposta unitaria per una paga non inferiore ai 9 euro all’ora.
Governo e opposizioni
Il faccia a faccia iniziato alle 17 a Palazzo Chigi e conclusosi due ore dopo, ha visto schierata la delegazione del Governo con la premier Giorgia Meloni, i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini (in videocollegamento), la ministra del Lavoro Elvira Calderone e dai sottosegretari alla presidenza Antonio Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.
Sull’altra parte del tavolo i leader delle opposizioni, tranne Italia Viva con l’ex premier Matteo Renzi assente, presenti.
Elly Schlein con la responsabile dem al lavoro Maria Cecilia Guerra per il Pd, Giuseppe Conte con l’ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, il leader di Azione Carlo Calenda con il capogruppo alla Camera Matteo Richetti, il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi per Europa Verde, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova per +Europa.
Meloni: consultare il Cnel
L’incontro tenuto nella Sala Verde di Palazzo Chigi si è animato dopo l’intervento del presidente del Consiglio che ha ricordato le sue forti perplessità su un salario minimo stabilito per legge che “rischia di peggiorare la situazione”, presentando una proposta di “percorso unitario” da realizzare con le opposizioni per giungere a una soluzione “condivisa” che aggredisca “lavoro povero e ai bassi salari”, questioni che di fatto uniscono i due schieramenti. Meloni ha indicato la via, “che” a suo giudizio, “non può non partire dall’analisi di dati puntuali e dell’analisi delle ripercussioni di ogni possibile iniziativa legislativa. Penso”, ha evidenziato il premier rivolto ai leader delle opposizioni, “che la sede più appropriata, nel rispetto della costituzione, sia il Cnel”. Per il presidente del Consiglio ci saranno sessanta giorni, – il tempo del rinvio della discussione in Parlamento – per “coinvolgere le Parti sociali”. “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, ha poi aggiunto Giorgia Meloni.
Calenda: un dato positivo
Il leader di Azione, Carlo Calenda ha intravisto dalla proposta del premier spiragli per una intesa. “È stato un incontro interlocutorio ma il dato positivo è che nessuno ha sbattuto la porta. La proposta che ci ha fatto Meloni è di un dialogo su un intervento più ampio, dentro il quale non c’è un pregiudizio a discutere sulla proposta di salario minimo”.
Schlein: raccolta di firme
La segreteria del Pd Elly Schlein punterà sul confronto in Aula e una raccolta di firme.
“Andremo avanti sulla nostra proposta, su cui c’è un grande consenso popolare, lanciamo la raccolta firme già annunciata. Ma la nostra proposta è già incardinata in Parlamento”, dice la segretaria del Partito democratico, “e lì ci aspettiamo emendamenti o proposte del Governo sul salario minimo. Oggi non ci hanno convinti, abbiamo risposto a tutte le loro domande”.
Conte: niente controproposta
Critico per l’esito del vertice Giuseppe Conte, leader dei 5S: “Nessuna controproposta, da governo palla in tribuna”, ha commentato deluso, “Siamo venuti con spirito costruttivo, siamo riusciti a far convergere le opposizioni su una proposta unitaria. Meloni aveva chiesto il confronto, noi ci siamo, ma non c’è stata alcuna controproposta, il governo ha chiesto di coinvolgere il Cnel, a noi sembra una palla buttata in tribuna”.
Tra diffidenza e possibilità
“Giorgia Meloni ci ha detto che è importante, che il governo vuole confrontarsi sulla materia complessiva”, ha osservato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni,“consideriamo questa disponibilità un primo risultato della nostra iniziativa e continueremo nelle prossime settimane la nostra battaglia politica sulla nostra proposta di legge che consideriamo solida e utile a risolvere uno dei problemi del mercato del lavoro non la panacea di tutti i mali”. “Continueremo in Parlamento a confrontarci alla ripresa dei lavori per fare in modo che non ci sia più questo ossimoro lavoratori e lavoratrici contemporaneamente poveri”.
Rottura oppure un’occasione
“Il Governo”, ha fatto presente il segretario di +Europa, Riccardo Magi, al termine dell’incontro, “ha una grossa responsabilità ma anche una occasione, che speriamo che sappia cogliere. Ringraziamo per l’invito, ma la situazione è straniante perché è un remake tra una riunione di una commissione parlamentare e il Question time delle opposizioni al governo”.
Tajani: non si fissa per legge
Il vice premier Antonio Tajani ha insistito sulla impossibilità di definire un salario minimo per legge.
“Noi vogliamo che i salari degli italiani aumentino, abbiamo proposto che il Cnel faccia un’analisi approfondita della situazione”, ha spiegato, “abbiamo ribadito la proposta di FI che va nella direzione di un salario minimo non fissato per legge ma che sia stabilito dalla contrattazione collettiva, che va rafforzata. Poi siamo favorevoli alla detassazione degli straordinari, delle tredicesime, dei premi. A volte ci sono delle rigidità da parte delle opposizioni, ma noi riteniamo un salario minimo fissato per legge non utile. Vogliamo lavorare per dare agli italiani stipendi più ricchi”.
Lega: opposizioni ideologiche
Se le opposizioni vedono qualcosa di utile dall’incontro il giudizio della Lega è contro di loro, tranciante. La Lega con vicepremier e Ministro Matteo Salvini che ha partecipato in videocollegamento dalla Toscana, ha ribadito le critiche, riproponendo per il Carroccio: “la propria determinazione ad aumentare occupazione, stipendi e pensioni valorizzando l’Italia dei SÌ rappresentata dai tanti cantieri sbloccati e dalle opere ambiziose come il Ponte sullo Stretto che – da solo – garantirà almeno 100mila posti di lavoro tra Calabria e Sicilia eppure non piace al centrosinistra”.
“Spiace constatare”, ha insistito ancora Salvini, “la posizione ideologica dell’opposizione, che parla di salario minimo e di reddito di cittadinanza per spirito di contestazione e fingendo di ignorare le troppe storture del sussidio. A maggior ragione, la rigidità delle minoranze in Parlamento è singolare ricordando i quasi dieci anni in cui il Pd ha partecipato a dei governi – anche senza aver vinto le elezioni – e in cui non è apparso particolarmente brillante a proposito di difesa del lavoro e delle pensioni”.