78 anni fa la storia del mondo ha conosciuto una svolta dando all’umanità la responsabilità di cancellare la vita dal pianeta. La bomba atomica caduta su Hiroshima il 6 agosto e su Nagasaki il 9 agosto del 1945 non mette solo fine a un conflitto lungo e sanguinoso, peraltro appena finito in Europa, a maggio: apre a una prospettiva di mondo pacificato in Asia all’interno di una cornice di equilibrio di guerra fredda.
Dopo meno di vent’anni, con le Olimpiadi di Tokyo del 1964, il Giappone si presentò al mondo come una potenza economica pacificata e liberata dal demone del nazionalismo; ma pure un Paese riconosciuto e gratificato per un apporto sociale e culturale partecipe al progresso dell’umanità. Un Paese capace al tempo stesso di onorare il passato e alimentare il futuro in nome di una ricetta propria, originale, basata sulla liberal democrazia, sulla produzione innovativa prima (dal 60 del secolo scorso) e del consumo partecipativo dopo (anni 80/90). Tutto il mondo ha conosciuto la cultura giapponese attraverso i libri, i cartoni animati e nelle Università si sono studiate (e oggi sono patrimonio di tutti) le tecniche manageriali improntate alla cultura zen. Oggi il Paese è saldamente una superpotenza economica globale ma anche un potente alleato del “modello americano”, del “sogno” che è diventato realtà.
Un messaggio forte che viene mandato, assieme alla Corea del Sud, in una zona del mondo dove la dittatura comunista e la crisi economica rappresentano una latente fonte di destabilizzazione planetaria. Ricordare la tragedia di Hiroshima e Nagasaki è rinnovare la salda scelta di campo: la pace. È il segno di aver compreso la Lezione. Solo la Libertà quale precondizione politica può portare Benessere economico, diffuso e collettivo. Ma occorre partecipazione e condivisione perché l’ultimo soldato giapponese convinto ancora di dover combattere capisca che la Terra, il Mondo, l’umanità gli dice di cambiare. Una lezione di straordinaria attualità.