È una pagina nuova nello stile dei rapporti tra chi ha vinto le lezioni e chi le ha perse. Potrebbe essere un segnale positivo della crescita della nostra democrazia, che nonostante tutto, guarda avanti, superando il clima di odio per l’avversario di cui si alimenta il virus del populismo.
Nel giro di pochi giorni il presidente del Consiglio ha messo al suo attivo tre indubitabili successi politici. Ha spaccato le opposizioni prima ottenendo il sì di Renzi e Calenda sulla delega per la riforma fiscale, poi sorprendendo favorevolmente Schlein, Conte e Fratoianni con la supertassa alle banche, che però non è piaciuta ad Azione e Italia Viva. L’11 agosto vedrà tutte le forze di opposizione per discutere della proposta sul salario minimo firmata da tutti i suoi oppositori eccetto il partito di Renzi.
Un modo di procedere elastico e attento a cogliere qualsiasi opportunità per non apparire chiuso su temi delicati. Meloni sta smontando l’immagine che la vedrebbe arroccata nella sua maggioranza, contraria a qualsiasi ipotesi di dialogo con chi non è favorevole al suo Governo. Questo non significa che la leader del destra-centro abbia rinunciato a difendere le sue idee. Tutt’altro. Ma ha cambiato stile e cerca di non prendere di petto gli avversari, accogliendo suggerimenti che ritiene ragionevoli e provando a spiazzare chi la immaginava impegnata a condurre una crociata contro la sinistra e le forze moderate.
Questo metodo, nei fatti, disorienta non poco soprattutto Schlein e Conte che puntavano a creare un fronte compatto del no e a mettere in difficoltà la maggioranza provando a ricacciarla nella sua ridotta.
Meloni dunque esce in campo aperto, non teme di parlare con tutti e intanto coglie con soddisfazione e non senza compiaciuto stupore le divisioni tra le forze di opposizione. In pratica sta realizzando senza troppe fatiche una politica di divide et impera che indebolisce le opposizioni senza operazioni sottobanco e con metodi antichi basati su baratti inconfessabili.
È una pagina nuova nello stile dei rapporti tra chi ha vinto le lezioni e chi le ha perse. Potrebbe essere un segnale positivo che la nostra democrazia, nonostante tutto, sta crescendo consolidandosi guardando avanti e superando il clima di odio per l’avversario di cui si alimenta il populismo.