Una montagna di 1.153 miliardi di crediti inesigibili che dovrà essere smaltita. I debiti erano sul groppone dell’ex Equitalia, oggi sulle spalle dell’Agenzia delle entrate e riscossioni. Le cifre sono da capogiro. Un vortice di 170 milioni di cartelle di pagamento riferite a 290 milioni di singoli crediti che l’Agenzia è chiamata a smaltire – fin dove possibile ed economico per lo Stato – da far saldare a 23 milioni di debitori.
Rendere efficace la riscossione
Il problema vero, previsto dalla Riforma fiscale varata dal Governo venerdì scorso, è come rendere efficiente ed efficace la riscossione.
Quindi individuare celermente il debitore, aprire un dialogo e portare a buon fine il pagamento. La riforma individua nella semplificazione e nel “convincere” il contribuente – fino a concedere rateizzazioni decennali – gli anelli forti per ridurre i debiti incagliati. La riforma prevedere per essere efficace l’utilizzo di tecnologie in grado di arrivare e scrutare ovunque con “l’interoperabilità dei sistemi informatici”, quindi banche
dati, conti da verificare, snellimenti organizzativi, logistici e funzionali. L’Agenzia non dovrà essere solo efficiente ma capace di scovare il debitore e, nel contempo, tenere sotto controllo i costi, per non arrivare al paradosso di spendere di più in tempo e risorse umane di quanto poi possa lo Stato realmente incassare.
Dialogo con il contribuente
Un’altra prerogativa del nuovo fisco è il rapporto conciliante con il contribuente. In primo luogo niente gamba tesa con pignoramenti e sequestri, la nuova linea è comprendere le difficoltà oggettive del cittadino e delle imprese, così da stipulare condizioni di vantaggio per la definizione dei piani di rateazione. In questo caso l’orizzonte temporale si staglia sui dieci anni, perché il contribuente ravveduto potrà contare su un numero massimo di 120 rate.
Riscossione mestiere difficile
In più occasione e più Governi hanno provato a fronteggiare e battere il “mostro” dei 1.153 miliardi (lo scorso anno erano 1.100) dei crediti che lo Stato non riesce a incassare. Una cifra che deve essere tuttavia
scremata da somme non più esigibili, riferite a debitori falliti, deceduti, nullatenenti, cittadini soggetti ad azione esecutive o a rate su dilazioni revocate. In altre parole la maggior parte dei soldi non è inesigibile. Così la montagna si accorcia fino a rendere possibile una azione di recupero.
Il problema dei pagamenti La riforma porta con sé una svolta, il concentrarsi su ciò che realmente può essere chiesto e ottenuto dal debitore. Come osservano gli analisti finanziari: “A cosa serve inseguire gli evasori se poi il frutto del contrasto all’evasione lo Stato non riesce a incassarlo o meglio a riscuoterlo?”.
Italia unica al mondo
Altra questione è la credibilità del sistema che finita è stato disfunzionale. In questo caso illuminante quanto osservato in audizione parlamentare sul federalismo fiscale, dal direttore dell’agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini che ha evidenzia come l’Italia abbia: “un magazzino unico al mondo. Nessuno tiene un magazzino di 22 anni di crediti non riscossi. Si fanno delle scelte”.
Agenzia e Mef, nuove regole Il Governo ora intende fare sul serio e quindi delle scelte. Nella delega fiscale prende il via un piano mirato che deve togliere di mezzo i crediti inesigibili e, nel contempo, concordare una sinergia tra le attività di riscossione e il Ministero della ‘Economia e finanze per stabilire le procedure del recupero delle somme. La parola d’ordine è efficientare il sistema con una verifica annuale dei risultati raggiunti. Tenendo presente ovviamente i numeri in gioco, 170 milioni di cartelle di pagamento che riguardano 290 milioni di singoli crediti affidati e 23 milioni di debitori. Il sistema prevede un taglio delle quote non riscosse al passare dei 5 anni. Da questo taglio sono esclusi i piani di rateizzazione di pagamento, gli atti di ristrutturazione o transazioni fiscali o previdenziali.
Sistema da rendere efficace
Che la svolta sia efficace lo diranno i numeri e i prossimi anni. Finora tutti gli interventi “sanatori”, come le diverse rottamazioni delle cartelle, e misure di “saldo e stralcio”, non sono servite allo scopo di svuotare il Magazzino dei crediti non riscossi. Per stessa ammissione del direttore dell’Agenzia: “Si sono fatti dei tentativi con la rottamazione, il saldo e stralcio e altri istituti similari, che però non hanno portato alla sua riduzione”. Infine una considerazione sempre attuale, fin quando almeno la nuova riforma andrà a regime. Il flusso di tasse non pagate che entrano nel “Magazzino” a conti fatti è sette volte superiore ai crediti che Entrate-Riscossioni riesce a riscuotere.