Amministrare la cosa pubblica è un compito estremamente difficile. Se, poi, ai grattacapi ordinari si aggiunge l’azione delle organizzazioni criminali che cercano di far prevalere i loro interessi sul bene comune, allora la situazione diventa ancora più complessa.
Secondo l’indagine realizzata da “Avviso Pubblico” nel 2018 sono stati 574 gli atti intimidatori verso sindaci e amministratori locali, vale a dire una minaccia ogni 15 ore. Coinvolte 19 regioni, 84 province e 309 comuni. Le intimidazioni avvengono in forma più eclatante al Sud, mentre al Nord si privilegiano più minacce scritte e azioni screditanti via social, ma comunque atti che non attirano l’opinione pubblica.
Molti i sindaci giovani, con meno di 35 anni, che svolgono seriamente il loro lavoro in territori difficili e che per questo subiscono intimidazioni anche gravi.
Nei giorni scorsi a Cellamare, l’associazione in questione ha organizzato un evento a sostegno degli Amministratori locali minacciati dalle mafie. La Puglia è davvero un territorio sotto tiro in virtù dell’ondata di intimidazioni e minacce a sindaci, assessori, consiglieri, dirigenti, dipendenti e funzionari pubblici degli ultimi due mesi.
Ogni giorno un amministratore locale è stato minacciato e/o intimidito o dalle organizzazioni criminali che in questo modo provano a condizionare gli esponenti delle istituzioni: “Cellamare, San Nicandro Garganico, San Severo, Carapelle, Toritto, Capurso – si legge in una nota ufficiale dell’associazione – sono solo alcuni degli ultimi comuni colpiti”.
In questo contesto si inserisce la presa di posizione di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci che si è schierato apertamente dalla parte di quanti chiedono di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio del sindaco pescatore, Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010: “dopo dieci anni è imperativo tentare qualsiasi strada – dice la guida dell’associazione delle fasce tricolori – fare luce sulla morte del sindaco Angelo Vassallo è un dovere verso la sua famiglia ma anche verso le istituzioni tutte della Repubblica italiana. Perché uccidere un sindaco oltre che una ferita profonda inferta ai suoi affetti e alla sua comunità, i cittadini di Pollica, è una ferita all’intero Paese e ai suoi rappresentanti”.
“Faccio mia – ha proseguito – la richiesta del sindaco di Fiorano Modenese, Franco Tosi e propongo a tutti i sindaci italiani di rilanciare. Sappiamo che alcuni parlamentari hanno già manifestato la loro disponibilità e che in Senato è depositata una proposta di legge per costituire la commissione: chiedo ai parlamentari di unirsi a questa domanda di giustizia. Una domanda che si leva da Pollica, il piccolo, incantevole Comune del Cilento che il sindaco pescatore amministrava, ma che raccoglie il sostegno dell’Italia intera. L’assassino di Angelo Vassallo non può restare impunito”.
In base all’art. 82 della Costituzione la “commissione di inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni della Autorità giudiziaria”. Non si tratta, però, di un organo che si sostituisce la magistratura, nel senso il suo compito, come precisato dalla Corte Costituzionale, “non è di giudicare, ma solo di raccogliere notizie e dati necessari per l’esercizio delle funzioni delle Camere”.
Questo significa che i parlamentari che ne faranno parte (sempre che si arriverà alla sua istituzione) potranno senza dubbio concorrere a far luce sul contesto nel quale si muoveva il sindaco ucciso, ma è la magistratura, con l’ausilio delle forze dell’ordine, a dover stabilire chi e perché ha stroncato la vita di Vassallo, privando i familiari ed i concittadini di un punto di riferimento autorevole e perbene.