Saranno proprio le donne a pagare conseguenze maggiori con l’avvento dell’IA: secondo una ricerca realizzata dal McKinsey Global Institute, numerosi posti di lavoro potrebbero ben presto fare a meno del gentil sesso, per il semplice fatto che sono più numerose nei settori interessati dall’automatizzazione generata dall’IA. Si parla nello specifico delle professioni di supporto amministrativo in ufficio, occupate per circa il 70% da donne, così come l’assistenza sanitaria (76%), l’istruzione (73%) e i servizi sociali e di pubblica utilità (67%). Si prevede che i posti di lavoro potrebbero essere ridotti i posti da 3.7 a 2 milioni (quasi 8 donne su 10 potrebbero perdere il proprio lavoro o essere costrette a cambiare ambito).
IA, Italia capofila per calo di occupati
Rischio ancora più consistente per l’Italia che sarebbe catalogata al primo posto nella classifica dei Paesi che subiranno un calo del numero di occupati nei prossimi anni a causa dell’IA. L’intelligenza artificiale rappresenta una reale alternativa ai dipendenti in carne e ossa ma anche uno strumento per pagare meno i professionisti in vari ambiti.
Meno donne impiegate nell’IA
La preoccupazione del gender gap riguarda anche l’impiego delle donne all’interno dei settori con la più alta concentrazione di talenti dell’IA. comprendono sia quelli con una bassa rappresentanza femminile, sia quelli con una rappresentanza più elevata, come i Servizi finanziari (rappresentanza femminile del 28%), l’Istruzione (40%), i Servizi professionali (31%) e la Tecnologia, l’informazione e i media (25%).
Settori che abbracciano l’IA
Chi riuscirà ad adeguarsi al sistema potrà approfittare di una crescita pari a 3.8 milioni relativa a posti di lavoro più remunerativi. A beneficiarne saranno soprattutto avvocati e ingegneri. Ad esempio, l’intelligenza artificiale nel settore legale potrebbe essere applicata all’ambito decisionale e a quello della ricerca, passando dal supporto redazionale per atti e documenti giuridici.