martedì, 17 Dicembre, 2024
Geopolitica

La Nato, l’Italia e il ritorno dell’Occidente

Il vertice di Vilnius e la visita di Meloni a Washington segnano due passaggi importanti per una possibile inversione di rotta in quello che molti considerano il declino ineluttabile dell’Occidente. La tesi secondo cui, ormai, il mondo libero e democratico costruito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale sia destinato a tramontare è sostenuta come arma di propaganda dalla Russia e dalla Cina. I due regimi totalitari difendono sé stessi e il potere delle loro inamovibili élites politiche. Sono terrorizzati dalla prospettiva che il seme della democrazia possa mettere radici nel terreno dei loro popoli. Sarebbe per loro l’inizio della fine.

L’offensiva dei regimi totalitari

Questi regimi, finora, hanno usato una tattica difensiva: hanno frenato in casa loro, con repressioni spietate e la soppressione totale delle libertà, qualsiasi tentativo di critica al dominio del partito comunista sulla società. Hanno offerto il sostegno ad altri regimi che si trovavano nelle stesse loro condizioni. Da qualche anno in qua, Russia e Cina sono passati dalla difesa all’attacco. Lo stanno facendo in modo strisciante, con una serie di azioni di propaganda, sfruttando le risorse del web e i social, con le incursioni informatiche, tentando di corrompere le menti – e anche alcuni portafogli – di intellettuali, opinion leader e politici complici di una strategia di lento avvelenamento dei nostri valori e della nostra migliore cultura democratica. Ma non si fermano a questo.

L’attacco tecnologico all’Occidente

La Cina ha progettato un attacco tecnologico all’Occidente tentando – e in parte riuscendo – ad acquisire la supremazia in alcuni settori strategici, come il 5G, i sistemi di sorveglianza, la logistica delle catene di distribuzione, l’auto elettrica. Solo dal 2019 gli Stati Uniti hanno capito la pericolosità della penetrazione cinese in questi settori e il disegno di supremazia strategica che ispira la politica di Xi Jinping. In Europa questa consapevolezza tarda ancora a farsi strada.

La strategia neo-imperialista e revanscista di Mosca

La Russia è passata all’offensiva alla sua maniera, cioè con i carri armati e le aggressioni a popoli indipendenti e liberi. Lo aveva già fatto in Cecenia e Georgia. E, vista la inetta reazione dell’Occidente, lo ha ripetuto in Crimea. Poiché di fronte anche a questa eclatante violazione del diritto internazionale dalle nostre parti ci siamo limitati a dare qualche buffetto alla Russia con lievi sanzioni, Putin ha capito che poteva osare di più. E prima di aggredire l’Ucraina ha sottoscritto con Pechino una sorta di diabolica alleanza dei regimi dittatoriali finalizzata a sferrare il colpo più duro all’Occidente. Non disponendo di grandi tecnologie Putin ha pensato di poter usare la clava del gas per bastonare soprattutto l’Europa e provare a dividerla creando spaccature nella Nato e tra il Vecchio Continente e gli Stati Uniti. Tutti i suoi calcoli si sono dimostrati errati. Se non ci fossero le morti e le devastazioni inflitte all’Ucraina, si potrebbe dire che quella di Putin, col silenzio complice di Xi Jinping è una felix culpa, perché ha fatto scattare la sveglia e l’allarme per un Occidente intorpidito.

Il risveglio dell’Occidente

Dal Febbraio 2022 abbiamo assistito ad una vorticosa presa di coscienza dell’Europa e della Nato sul rischio costituito dal neo-imperialismo revanscista di Putin e dal suo asse di ferro con una Cina nel pieno della sua attività di penetrazione non solo in tutti i mercati ma anche in tutte le aree geopolitiche più delicate, dall’Africa all’Estremo Oriente, fino ai Paesi del Centro e Sud America senza tralasciare l’Europa. Il vertice di Vilnius ha sancito un notevole rafforzamento della Nato con l’ingresso della Finlandia, il via libera di Erdogan alla Svezia e l’avvio di una partnership forte con l’Ucraina, considerata ormai parte integrante del disegno euro-atlantico. La Nato ha avviato a Vilnius una riflessione anche sullo spettro delle sue missioni. Sebbene l’area di riferimento sia quella della difesa comune di Usa e Europa, è evidente che le sfide geopolitiche impongono alla Nato di guardare anche oltre.

Il dinamismo euro-atlantico dell’Italia

E qui si inserisce l’azione dell’Italia. Giorgia Meloni ha posizionato il suo Governo in maniera chiara e senza ambiguità nello spirito euroatlantico fatto di solida leale amicizia con gli Stati Uniti. L’Italia, dopo pericolose oscillazioni del recente passato, è tornata ad essere alleata affidabile su cui Washington può contare. Non solo. Roma si candida a giocare un ruolo ambizioso di cerniera tra l’Europa e l’Africa sviluppando una politica che può essere proficua non solo per il nostro Paese ma per il rafforzamento complessivo della presenza Occidentale in uno scacchiere troppo trascurato negli ultimi 15 anni e nel quale spadroneggiano incontrollati russi e cinesi.

Una Nato baluardo non solo militare dell’Occidente

Rafforzare il fianco sud della Nato che da tempo non era considerato rilevante è indispensabile per evitare che il Mediterraneo divenga il Mare monstrum con la crescente presenza militare di Mosca e Pechino. La sfida che sta davanti alla Nato consiste nel riprendere attivamente il suo ruolo di difesa dell’Occidente anche con strumenti nuovi. Mi chiedo se, di fronte ad un attacco informatico grave nei confronti di un Paese membro dell’Alleanza non debba scattare l’articolo 5 del Trattato con una massiccia e contestuale reazione da parte di tutti gli alleati contro l’aggressore informatico. Mi domando se la Nato non possa supportare la presenza di contingenti di suoi singoli membri in Paesi africani dove invece i mercenari del Cremlino fanno e disfano governi con colpi di stato e prendendo di fatto il controllo di governi da loro protetti.

Mi chiedo se la Nato non debba rispondere alle aggressioni verbali e alle azioni denigratorie di disinformazione di Mosca e Pechino promuovendo una vasta campagna di informazione e di formazione su ciò che significa l’Occidente, su quali siano i valori irrinunciabili su cui si fonda, sulla visione di libertà e democrazia che accomuna i Paesi membri. Insomma la Nato dovrebbe essere un’imbattibile Alleanza militare capace di difendere non solo i confini e l’integrità territoriale dei Paesi membri ma anche di proteggere la cultura e gli ideali che hanno ispirato la sua nascita.

La Nato può e deve essere il primo tassello di una forte riscossa dell’Occidente capace di sconfiggere il disegno ideologico russocinese che vuole distruggere le democrazie liberali.

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