Una dura denuncia quella della Cgia di Mestre nei confronti della Pubblica amministrazione che acquista beni, servizi e realizza opere, senza alla fine saldare i conti con i fornitori nel 33% dei casi. Il che significa, ovviamente, mettere in crisi realtà private che altro non possono fare che aspettare quanto prima i pagamenti da parte di uno Stato che i soldi dai contribuenti li esige quanto prima, ma quando si tratta di dare a volte ha il braccino corto. Ma andiamo nello specifico dei numeri relativi al 2022 dopo uno studio portato a termine appunto dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese. A fronte di 3.737.000 fatture ricevute per un importo complessivo pari a 20,2 miliardi di euro, l’Amministrazione centrale ne ha liquidate 2.552.000, corrispondendo a queste imprese 14,8 miliardi. Pertanto, 1.185.000 fatture, pari a un importo complessivo di 5,4 miliardi di euro, non sono state onorate, spingendo verso il baratro moltissime imprese, soprattutto di piccola dimensione.
“Una prassi diabolica”
Lo spiega bene la stessa Cgia, specificando che la Pa italiana si conferma come la peggior pagatrice d’Europa: “Nelle transazioni commerciali con le aziende private da qualche tempo la nostra Pubblica Amministrazione (PA) sta adottando una prassi che definire ‘diabolica’ è forse riduttivo; liquida le fatture di importo maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l’Indice di Tempestività dei Pagamenti (ITP) entro i limiti previsti dalla norma, ma ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori, penalizzando, così, le imprese fornitrici di prestazioni di beni e servizi con volumi bassi; cioè le piccole imprese”. Da precisare che i mancati pagamenti di cui sopra non includono quelli ascrivibili alle Regioni, agli enti locali e alle aziende sanitarie. Amministrazioni, queste ultime, che presentano, in particolar modo al Sud, tempi di pagamento e debiti commerciali molto superiori a quelli registrati dallo Stato centrale. “Pertanto, la denuncia sollevata è, molto probabilmente, solo la punta dell’iceberg di un malcostume che, purtroppo, attanaglia tutta la nostra PA”, il commento della Cgia di Mestre. Che ha snocciolato altri dati non lusinghieri per una Pubblica amministrazione che presenta un debito commerciale nei confronti dei propri fornitori che nel 2022 ha toccato i 49,6 miliardi di euro; praticamente lo stesso livello che si aveva nel 2019, anno pre-pandemia.
La proposta dei Radicali italiani e della Cgia
Sul tema sono intervenuti a gamba tesa i Radicali italiani tramite il Segretario Massimiliano Iervolino, che ha definito inaccettabile che nella riscrittura del Pnrr a opera del governo ci sia la proposta di far slittare di 15 mesi la riduzione dei tempi di pagamento della Pa, che entro fine anno avrebbe dovuto liquidare sempre le proprie fatture in 30 giorni (60 per la Sanità): “Le nostre imprese vanno aiutate a crescere innanzitutto attraverso la celerità nei pagamenti. Per questo, insieme alla Cgia di Mestre, abbiamo presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per la compensazione secca, diretta e universale dei crediti commerciali con i debiti fiscali”.