sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Istat: cresce la fiducia delle imprese, i salari perdono sei punti di potere d’acquisto

In tema economico, la fiducia dei consumatori, per quel che riguarda il mese di luglio, è in calo (da 108,6 a 106,7) a differenza di quella delle imprese che invece è in aumento (da 108,2 a 109,1), a parte per il settore manifatturiero. Sono dati, questi, comunicati dall’Istat. Per quel che riguarda appunto i consumatori, pesano soprattutto il clima economico e la fiducia nel futuro. Secondo Confesercenti il calo è dovuto a una situazione nel complesso ancora incerta, influenzata da una inflazione ancora alta, che continua a erodere il potere d’acquisto delle famiglie, e dall’aumento dei tassi di interesse, che pesa sui consumi: “Incide ancora, purtroppo, la corsa dei prezzi che per tre anni si manterrà comunque sopra il 2% mentre i continui rialzi della Bce, oggi è atteso un nuovo aumento, hanno un forte impatto su credito, consumi e investimenti”, viene spiegato in una nota.

Fiducia, ma con riserva

Per le imprese, l’indice di fiducia sale sensibilmente nei servizi di mercato (da 103,7 a 105,6), nel commercio al dettaglio (da 110,5 a 111,2) e, soprattutto, nelle costruzioni (da 162,5 a 166,5). Nella manifattura i giudizi sono peggiori per la diminuzione degli ordini. Sono numeri, questi, che fanno ben sperare il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, per il quale si sta andando verso la direzione giusta, soprattutto se consideriamo che in altri Paesi europei assistiamo invece a una inversione di tendenza sulle aspettative legate alle prospettive dell’industria”. Ma nel complesso, i dati sulla fiducia sono complessivamente negativi per Confcommercio, nonostante un certo ottimismo da parte delle imprese per le quali “il modesto incremento non modifica in misura significativa il profilo stagnante o decrescente delle aspettative. Si consolida l’orientamento flettente nelle imprese manifatturiere”.

Lo studio sui contratti e sulle retribuzioni

LʼIstat ha anche rivelato i nuovi dati sui 42 contratti collettivi nazionali che alla fine di giugno riguardano 5,7 milioni di persone, ossia il 46% dei dipendenti. Lo studio sulle retribuzioni ha inoltre rilevato un aumento dellʼ1% rispetto a maggio e del 3,1% rispetto a giugno 2022; lʼaumento tendenziale è stato del 3,9% per i dipendenti dellʼindustria, dellʼ1,6% per quelli dei servizi privati e del 4,4% per i lavoratori della pubblica amministrazione. I contratti in attesa di rinnovo a fine giugno sono 31 e coinvolgono circa 6,7 milioni di dipendenti, il 53,9% del totale. Su questi numeri si è espresso proprio lʼIstituto di statistica che ha calcolato come il caro-vita abbia bruciato oltre sei punti sul potere di acquisto delle famiglie negli ultimi sei mesi, nonostante il recente rallentamento dellʼinflazione.

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