“Quello della mafia fu un piano eversivo, un attacco allo Stato democratico fallito. Dimostra, ancora oggi, che sconfiggere la mafia è possibile”. Con queste parole il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda oggi in una nota, a 30 anni di distanza, le stragi del ’93 di via Palestro a Milano e davanti alle Basiliche romane di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.
“A Milano fu una vera strage – ricorda Mattarella -. Persero la vita i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno. L’agente di Polizia municipale, Alessandro Ferrari, e il cittadino del Marocco Moussafir Driss. Nel capoluogo lombardo e a Roma ci furono tanti altri feriti. Alle vittime innocenti dello stragismo mafioso va il pensiero della Repubblica, ai familiari invece intensa solidarietà e vicinanza”.
“Le bombe non furono altro che una strategia terroristica che ha avuto il culmine negli agguati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, arrivando quindi a colpire siti religiosi, artistici, di prestigio e di bellezza e di identità del nostro Paese – prosegue -. Quella della mafia è stata una sfida alla nostra convivenza civile, un tentativo di minacciare e piegare il nostro Stato democratico per costringerlo ad allentare l’azione di contrasto al crimine e il rigore di sanzioni penali”.
“La logica criminale di quegli attentati è stata respinta dalla civiltà e dalla dignità di un popolo che non ha rinunciato alla propria libertà – prosegue il Capo dello Stato -. Un popolo che ha saputo esprimere una cultura e una coscienza collettive inconciliabili con la disumana violenza di queste organizzazioni mafiose”.
“La risposta alle stragi del ’93 non è altro che una lezione che ci invita ogni giorno di più a difendere libertà e democrazia da ogni forma di illegalità, dalle incursioni criminali, dai tentativi di sconvolgere tale libertà della nostra vita, della società e dell’economia – insiste Mattarella -. Un’esperienza che ha dimostrato che sconfiggere le mafie è possibile”.