domenica, 22 Dicembre, 2024
Società

Censis. Più immatricolazioni e record di abbandoni degli studi

I ragazzi tornano a credere negli studi superiori, purché in materie economiche, sociali, giuridiche e non umanistiche e artistiche. L’anno 2022-2023 registra, infatti, un incremento di iscrizioni all’università, soprattutto nel Centro-Italia, pari a +2,2%, ovvero 7.152 neoiscritti in più. Crescono anche le immatricolazioni degli stranieri del +3,5%. L’anno precedente, invece, aveva subito un calo dell’1,4%, interrompendo un settennato fortunato, di crescita costante. Ma non tutti portano a termine il ciclo di studi e quello degli abbandoni sembra un trend destinato a crescere. Nell’anno accademico 2021-2022 il 7,3% degli immatricolati ha abbandonato gli studi entro il primo anno, a fronte del 7,1% registrato nell’anno precedente e del 6,1% relativo all’anno accademico 2019-2020. Per quanto riguarda i corsi di studio preferiti, solo i corsi dell’area artistica, letteraria ed educazione segnano un -0,1% di iscritti, tutti gli altri sono di segno positivo: +4,5% di immatricolati per l’area economica, giuridica, sociale, +2,2% per l’area sanitaria e agro-veterinaria, +1,1% per le discipline Stem.

La più forte è l’Università di Camerino. Batte anche il Politecnico di Milano

Per aiutare studenti e famiglie ad orientarsi nella scelta dei migliori atenei, come ogni anno il Censis ha stilato una classifica delle università italiane, pubbliche e private, che tiene conto di diversi parametri: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità. Tra i grandi atenei statali, con più di 40.000 iscritti, resta prima l’Università di Bologna (89,7 punti), seguita dall’Università di Padova (87,5) e da La Sapienza di Roma (85,7). Poi troviamo, in ordine di importanza, Pisa, l’Università Statale di Milano, Firenze, Palermo, Torino, Bari e la Federico II di Napoli. Tra gli atenei con 20.000- 40.000 iscritti, svetta Pavia (91,2 punti), seguita dall’Università di Perugia (90,5), l’Università della Calabria, l’Università di Venezia Ca’ Foscari, di Parma, di Salerno, di Cagliari, di Milano Bicocca, di Modena e Reggio Emilia, di Roma Tor Vergata, di Genova, di Verona, l’Università della Campania, di Messina, di Roma Tre, di Ferrara, di Chieti e Pescara e, ultima, l’Università di Catania. Tra gli atenei di media grandezza la prima è l’Università di Trento (96,2) e tra quelli più piccoli, con circa 10.000 iscritti, in prima posizione troviamo l’Università di Camerino (101,7 punti), seguita dall’Università della Tuscia (86,0).

Le private e i politecnici

Discorso a parte per i Politecnici che sul podio hanno il Politecnico di Milano (96,2 punti), seguito dal Politecnico di Torino (91,5), entrambi con punteggi superiori agli atenei statali fatta eccezione per l’Università di Camerino, che sembra aver totalizzato il punteggio più alto in assoluto.  Seguono, in terza posizione a pari merito, il Politecnico di Bari e lo Iuav di Venezia con un punteggio di 86,5 punti, equiparabili se non inferiori alle prime posizioni delle università pubbliche. Tra i grandi atenei non statali (oltre 10.000 iscritti) è prima l’Università Bocconi (90,4), con un punteggio inferiore ad esempio a Camerino, Pavia e Perugia. Segue l’Università Cattolica di Milano con 76,6 punti. Tra i medi atenei non statali (da 5.000 a 10.000 iscritti) è la Luiss a collocarsi in prima posizione (91,4), con un punteggio superiore alla Bocconi, seguita dallo Iulm (81,2), dalla Lumsa (79,2) e dall’Università Suor Orsola Benincasa (72,0). Tra i piccoli atenei non statali (fino a 5.000 iscritti) la Libera Università di Bolzano mantiene la posizione di vertice (88,6).

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