domenica, 17 Novembre, 2024
Cultura

Teatro di Roma: la nuova stagione si fa in quattro per la cultura

Sarà una stagione all’insegna del rilancio e della contaminazione quella che attende il Teatro di Roma, fedele alla sua vocazione nazionale, per la stagione 2023-2024. Dal Teatro Argentina al Teatro India, passando per il palcoscenico del Romaeuropa Festival, fino al Teatro di Villa Torlonia: sarà questo il “quadrilatero della cultura” entro il quale il pubblico potrà esperire e lasciarsi trasformare dal grande teatro nazionale e internazionale.

L’aspetto che più emerge dalla presentazione della stagione teatrale 2023/2024 è riassumibile nel concetto di “progettualità condivisa”, tanto è necessario per ottenere il risultato, proposto dai vertici, di un rilancio che sia durevole, effettivo, rispondente ai tempi e in dialogo e valorizzazione col tessuto sociale e creativo della capitale. Con la stessa gioia dunque accogliamo i lavori di ristrutturazione del Teatro Valle (che termineranno nel 2024, restituendolo al suo importante ruolo) e la valorizzazione dei teatri di cintura (che saranno seguiti da Zetema), che insistono nelle periferie di Roma e che mostrano che la città è cambiata e che la dicotomia centro-periferia è ormai obsoleta.

Alla conferenza stampa il Commissario straordinario Giovanna Marinelli ha dettagliatamente illustrato non solo l’eterogenea, comunque altissima, qualità del cartellone in programma, ma anche le necessità che questo assolve e l’humus in cui si è sviluppato. Insieme a lei sono intervenuti l’Assessore Cultura, Pari Opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia, Servizio civile della Regione Lazio, Simona Renata Baldassarre, e dell’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor, con il saluto del Presidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, Federico Mollicone. Si è parlato ampiamente delle caratteristiche della stagione, che segnano la linea di confine tra le difficoltà attraversate sia per ragioni esterne che interne e i principi ispiratori di ripresa, focalizzati nella volontà di fare tornare il Teatro di Roma protagonista della scena internazionale come fatto con Odin teatre e Romaeuropa Festival.

Altri principi nevralgici sono stati lavorare sui numeri, aumentare le produzioni, arrivando a 23 produzione e 34 ospitalità, per totale di 60 titoli; la progettualità: con grandi artisti, come il ritorno dell’ex direttore del Teatro di Roma, Gabriele Lavia; la produzione su scritture femminili; la prospettiva incentrata al contempo sui giovani artisti. Molto è stata posta l’attenzione, per creare il valore culturale che il pubblico attende e merita, sull’interdisciplinarietà e gli sconfinamenti, come la finestra aperta sul nuovo circo e l’utilizzo del teatro come strumento di divulgazione scientifica, quest’anno infatti si affronterà il tema dello spazio “quando la scienza fa spettacolo”. Altra iniziativa di particolare valenza taumaturgica è “sciroppo di teatro”, nato dall’alleanza tra teatro e pediatri, che prescriveranno degli spettacoli da vedere ai bambini. Ma il teatro è anche prevenzione, ci saranno quindi laboratori teatrali in cui ragazzi normodotato e disabili coopereranno.

La stagione presentata si inaugura al Teatro Argentina il 23 settembre con Lo zoo di vetro di Ivo van Hove e al Teatro India il 12 ottobre con il debutto nazionale di Non farai mai niente nella vita (titolo provvisorio) di Eleonora Danco, Manuela Mandracchia con Il canto dei giganti; e la vitalità performativa di talenti come Fabio Cherstich con Cenerentola Remix, Giacomo Bisordi con Giunsero i terrestri su Marte, Tommaso Capodanno con Il Cavaliere Inesistente e il progetto professionalizzate Classico in scena, con il patrocinio della Camera di Commercio di Roma; mentre l’esplorazione nello scenario internazionale restituisce un teatro del presente aggiornato su temi di attualità, come Lo zoo di vetro di Ivo van Hove, in corealizzazione con Romaeuropa Festival, S 62° 58’, O 60° 39’ della compagnia di teatro-danza belga Peeping Tom in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma, e il progetto immersivo nella storia pionieristica del leggendario teatro di Eugenio Barba e dell’Odin Teatret.

Una nutrita offerta di ospitalità completa la costruzione identitaria e plurale della Stagione con le proposte di Roberto Andò (Clitennestra e Storia di un oblio), Luca De Fusco (Così è se vi pare), Antonio Latella le sinergie con Romaeuropa Festival, Fondazione Musica per Roma e Short Theatre, con cui oltre a rafforzare le sinergie con Romaeuropa Festival, Fondazione Musica per Roma e Short Theatre, da associazione diventerà fondazione, risultato arrivato attraverso una filiera istituzionale compatta, che si potrà vantare 4 gioielli: Argentina, india, Torlonia e Valle. Durante la conferenza è stato ricordato il grande lavoro svolto da Massimo Pedroni, vice presidente biblioteche di Roma e vice presidente Teatro di Roma, recentemente scomparso.

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