Un messaggio, quello lanciato da Papa Francesco nel corso del consueto Angelus domenicale da piazza San Pietro, diretto alle famiglie, ai figli e ai genitori per la precisione. Parole che invitano ad aprirsi verso gli altri, alla solidarietà, piuttosto che a chiudersi all’interno di sé stessi, schiavi a volte della tecnologia. I giovani, per il Pontefice, devono dedicare il proprio tempo agli altri, a chi ne ha più bisogno: “Può sembrare perso, invece è tempo santo, mentre le soddisfazioni apparenti del consumismo e dell’edonismo lasciano a mani vuote”, ha detto dal Palazzo Apostolico davanti a 15mila presenze, rimarcando anche l’importanza dello studio, faticoso e non subito appagante come quando si semina, “ma è essenziale per costruire un futuro migliore per tutti”. Ma è evidente che la grande responsabilità dei ragazzi dipende in toto dal papà e dalla mamma, che seminano il bene e la fede nei figli, ma che non devono scoraggiarsi “se a volte questi sembrano non capirli e non apprezzar i loro insegnamenti”. Altrimenti, cedendo alla sfiducia, “rinunciano a seminare e lasciano i figli in balia delle mode e del cellulare, senza dedicare loro tempo, senza educarli, allora il terreno fertile si riempirà di erbacce”.
Lo Spirito Santo all’opera
Rimanendo sul tema della semina, Francesco ha voluto ricordare l’importanza di preti, religiosi e laici impegnati nell’opera di annuncio, esortando anch’essi a non scoraggiarsi se non si registrano successi immediati. “Non dimentichiamo mai, quando annunciamo la Parola, che anche dove sembra non succeda nulla, in realtà lo Spirito Santo è all’opera e il regno di Dio sta già crescendo, attraverso e oltre i nostri sforzi. Ricordiamo le persone che hanno posto il seme della Parola di Dio nella nostra vita: magari è germogliato anni dopo che abbiamo incontrato i loro esempi, ma è successo proprio grazie a loro”.
Il Vescovo di Roma ha poi voluto ricordare che 80 anni fa (il 19 luglio del 1943) alcuni quartieri della Capitale, specialmente San Lorenzo, furono bombardati e che Papa Pio XII volle recarsi in mezzo al popolo sconvolto, visitando le rovine: “Purtroppo anche oggi queste tragedie si ripetono. Come è possibile? Abbiamo perso la memoria? Il Signore abbia pietà di noi e liberi la famiglia umana dal flagello della guerra. In particolare preghiamo per il caro popolo ucraino che soffre tanto”, la chiosa di Francesco. Per la cronaca, ricordiamo che quello fu il primo bombardamento su Roma: il bilancio fu di 3mila vittime e 11mila feriti tra i quartieri Tiburtino, Prenestino, Casilino, Labicano, Tuscolano e Nomentano (oltre che San Lorenzo, il più colpito).