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ELLY SCHLEIN SEGRETARIA DEL PARTITO DEMOCRATICO GIUSEPPE CONTE POLITICO

Schlein e Conte chi segue chi

Se il Pd non prende l'iniziativa rischia di accodarsi alle iniziative del M5S
giovedì, 6 Luglio 2023
1 minuto di lettura

I sondaggi interni al Pd dicono che oltre il 60% degli intervistati è favorevole ad un accordo con il M5S. Questo dato dovrebbe spianare la strada alla scelta di Schlein di cancellare qualsiasi pregiudizio sfavorevole verso il Movimento e di sperimentare forme di collaborazione. Ma quali?
Difficilmente i due partiti potranno siglare un’ intesa vincolante per entrambi. Conte è diffidente, e vuol scavalcare a sinistra il Pd. Schlein ha una minoranza interna che non potrebbe sopportare un fidanzamento con il partito che ha provocato la fine del governo Draghi.
Scartata l’ipotesi di un patto strategico, rimangono in piedi la possibilità di accordi elettorali locali -finora piuttosto disastrosi- e una sorta di sostegno reciproco su iniziative che entrambi i leader condividano.

A parole sembra la soluzione più indolore per tenere unito il Pd e per non abbandonare la prospettiva in un fronte unico a sinistra, l’ex campo largo di Letta.

Insomma marciare divisi e colpire uniti. Ma qui sta il punto. Chi prenderà l’iniziativa su cui far convergere l’altro?

La regola della concorrenza dovrebbe condurre a migliorare la produzione politica: si dovrebbe aprirebbe una gara a chi tira fuori la proposta migliore su cui, di fatto, obbligare l’altro partito a seguirlo. Purtroppo, l’esperienza insegna che mentre la concorrenza tra le imprese quasi sempre migliora l’offerta da proporre al mercato, la concorrenza in politica rischia di imporre la regola nefasta in base alla quale la moneta cattiva scaccia quella buina.

Fuor di metafora. Pd e M5S rischiano di competere a chi la spara più grossa per poter avere il primato dell’iniziativa. In questo modo a vincere sarebbe solo la demagogia condita da un rigurgito di populismo che il Pd aveva abbandonato da tempo e che, invece, Conte, dopo un periodo di equilibrio, ha deciso di tornare a cavalcare. Per giunta questo meccanismo di fatto finirebbe per dare il diritto al partito che propone una mossa di essere automaticamente seguito dall’altro.

Da questo punto di vista, il M5S sembra posizionarsi meglio del Pd. Finora sul salario minimo legale Conte può rivendicare una primogenitura che il Pd non ha e sottolineare che è stata Schlein ad accodarsi a. Ieri al Senato Conte ha proposto una mozione di sfiducia contro la ministra Santanchè. Il Pd finirà per votarla anche se non era favorevole a questa iniziativa. E siamo solo all’inizio.

Schlein deve darsi una mossa: o tira fuori un pacchetto di proposte originali e praticabili e costringe Conte a seguirla oppure sarà costretta ad accordarsi alle iniziative del successore di Grillo. Con quel che ne consegue.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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