Diplomatica e quindi “soddisfatta”, con una punta di “molto contenta”. Giorgia Meloni chiuso il sipario della due giorni di lavori del Consiglio europeo sfodera ottimismo e concretezza. L’opera di mediazione sui migranti con Polonia e Ungheria non ha ottenuto un sì, ma nemmeno è un insuccesso e, tantomeno c’è stata una chiusura dell’Europa al tema che più interessa Giorgia Meloni: la cosiddetta “dimensione esterna e i flussi primari”, in questo caso, l’accordo tra i 27 Paesi Ue è totale. Il premier spiega: “Non sono delusa dall’atteggiamento di Polonia e Ungheria. Non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali”, osserva il Presidente del Consiglio italiano a termine del vertice di Bruxelles, “Il parere negativo di Polonia e Ungheria non riguarda il tema che mi preme di più, ovvero la dimensione esterna, ma riguarda la dimensione interna”. “Il solo progresso che possiamo fare”, aggiunge il premier a dimostrazione della sua personale soddisfazione, “è prestare attenzione alla dimensione esterna nel dossier migratorio e su questo c’è accordo fra i 27 Paesi membri dell’Ue”.
Meloni, mercoledì in Polonia
Il nodo con Polonia e Ungheria – superato con le dichiarazioni finali del presidente Charles Michel – è in sostanza un perentorio “no” al ricollocamento degli immigrati sul loro suolo nazionale. Per il primo ministro polacco, Morawiecki e per il suo omologo ungherese, Orban i ricollocamenti vanno fatti solo su “base volontaria” e non “solidale”. Posizione che non disarma l’impegno di Giorgia Meloni che rilancia e annuncia un sua imminente visita a Varsavia. “Con Polonia e Ungheria ho un ottimo rapporto, ho tentato una mediazione e fino all’ultimo continuiamo a lavorarci. Sarò a Varsavia mercoledì. E’ un lavoro”, sottolinea, “che bisogna continuare a fare”.
Nessuno sarà lasciato solo
Altro motivo di soddisfazione per Giorgia Meloni nel contesto della gestione dei flussi dei migranti, è la visione di una Europa coesa. “Nessuno viene lasciato da solo e tutti lavoriamo per risolvere i problemi di tutti. Ne sono fiera perché quest’approccio non era mai esistito nell’Ue”, racconta in conferenza stampa. Il tema sul quale il premier insiste è nel cambiamento di approccio che lei constata nella Ue. “La priorità del governo non riguarda i ricollocamenti, ma è quella di fermare l’immigrazione irregolare a monte”, il come lo spiega con l’idea avuta proprio dall’Italia, “Attraverso partenariati strategici si consentirebbe di affrontare l’immigrazione illegale a monte. E questa mancanza dell’Ue ha lasciato spazio ad altri”, sottolinea Meloni.
Impegno e ruolo della Tunisia
Per la premier, inoltre, determinante è l’inserimento del dossier Tunisia, su cui l’Italia lavora da mesi, non nel capitolo immigrazione, ma in quello della dimensione esterna. Non è una sottigliezza ma un obiettivo raggiunto, e il premier fa salti di gioia. “Sono molto contenta”, rivela, “del consenso avuto dal Consiglio Ue su come stiamo affrontando il rapporto con la Tunisia”. Questione che ora rientra in quella nuovo e unitario
capitolo dedicato alla dimensione esterna,. In altri versi c’è una nuova strategia che vede l’Italia apri pista. “Vuol dire non affrontare solo il tema migratorio ma anche il tema di un rapporto diverso tra Europa e Nord Africa”, puntualizza Giorgia Meloni, “Nelle conclusioni c’è scritto che quello che stiamo facendo con la Tunisia può essere un modello”.
Tunisia, partnership Ue
Alle parole di Giorgia Meloni fa seguito l’iniziativa dei leader del Consiglio Europeo che hanno adottato le conclusioni sulle “relazioni esterne e sul Mediterraneo orientale”, ovvero il capitolo che considera l’accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro “coi partner della regione”. Il Consiglio, si legge, “ha avuto una discussione strategica sui rapporti con il vicinato meridionale e saluta con favore il lavoro svolto per una partnership con la Tunisia benefica per entrambe le parti”.
Pnrr e Mes, soluzioni vicine
Motivi di ottimismo il presidente del Consiglio italiano li ricava anche dal controverso percorso dei fondi europei. I due temi che interessano da vicino l’Italia sono il Piano nazionale di Ripresa e il Meccanismo europeo di stabilità. Il premier rassicura e smorza le voci di nuovi problemi sull’assegnazione di fondi. “Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata destinata all’Italia. Lo avete visto dalla comunicazione della Commissione europea di questa mattina”, fa presente ai giornalisti riuniti al punto stampa, “Le ricostruzioni bizzarre che leggo sulla stampa non stanno centrando la materia. Stiamo lavorando sulla terza rata, il lavoro è in corso, non entro nel merito dei singoli dettagli, sono ottimista”. Sul Mes, è tranciante. “Non è un tema che mi è stato posto dagli altri leader europei e quindi probabilmente vuol dire che non c’è la stessa attenzione che noi gli dedichiamo nel dibattito in Italia”.
Il documento del vertice Ue
L’Italia al vertice Ue, come rivendicato nelle dichiarazioni del presidente del Consiglio, pone le aspettative al rispetto delle conclusioni del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel appoggiate da 25 leader su 27. Testo che vale la pena riferire per intero e dove si mette in chiaro che la migrazione “è una sfida europea che richiede una risposta europea”. “La situazione migratoria alle frontiere esterne dell’Ue e all’interno dell’Ue è stata riesaminata in modo globale ed è stato preso atto del lavoro svolto finora nel quadro di una risposta europea. La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio Europeo dei costanti progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023, con particolare attenzione agli aspetti esterni della migrazione e ai relativi meccanismi di finanziamento”. “Dopo la recente lettera della Commissione e sulla base dei progressi compiuti finora”, evidenzia Charles Michel, “si intensificheranno i lavori su tutti i filoni d’azione, lungo tutte le rotte migratorie, in linea con il diritto internazionale. Il Consiglio e la Commissione continueranno a monitorare attentamente ea garantire l’attuazione delle conclusioni del Consiglio Europeo e riferiranno di conseguenza. La Commissione continuerà a lavorare sugli elementi contenuti nella sua lettera, compresa la mobilitazione dei finanziamenti dell’Ue esistenti a sostegno della protezione temporanea”. Il Consiglio Europeo “monitorerà questo lavoro”. Viene “osservato” che la Polonia e l’Ungheria hanno dichiarato che, nel contesto dei lavori in corso sul patto sulla migrazione e l’asilo, “in linea con le precedenti conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2016, giugno 2018 e giugno 2019, è necessario trovare consenso su un’efficace politica in materia di migrazione e asilo”. Hanno anche sottolineato che “nel contesto delle misure di solidarietà, la ricollocazione e il reinsediamento dovrebbero essere su base volontaria e che tutte le forme di solidarietà dovrebbero essere considerate ugualmente valide e non fungere da potenziale fattore di attrazione per la migrazione irregolare”.
Le osservazioni della Polonia
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki al termine del vertice puntualizza la sua posizione. “Dobbiamo affrontare le cause dell’immigrazione clandestina alla radice”
“Il presidente francese Emmanuel Macron, che ho visto questa mattina, ha dovuto lasciare il vertice in anticipo per affrontare i disordini, le auto in fiamme, i vetri rotti, la criminalità: sono queste le immagini che vorremmo vedere in Polonia?”. “Se non affrontiamo le cause dell’immigrazione clandestina alla radice”, aggiunge Morawiecki, “non facciamo altro che generare ulteriori ondate di migranti, come accade in Francia o in Svezia. Gli europei dovrebbero essere padroni a casa loro”.
Germania, rispettare gli accordi
“Nutro una fiducia di base sul fatto che quanto è stato concordato” in Ue “venga rispettato da tutte le parti”. Lo chiede il cancelliere tedesco Olaf Scholz in conferenza stampa al termine del Consiglio europeo, rispondendo a una domanda sul mancato accordo tra i leader sulle conclusioni sui migranti, dovuto all’opposizione di Polonia e Ungheria. “Legittimo discutere dei problemi, ma alla fine bisogna fare in modo che la solidarietà sia un principio per tutti. Un dovere a noi caro”.
Cina, relazioni costruttive
Sul tema delle relazioni economiche l’Europa rilancia le relazioni con la Cina. “Il Consiglio europeo ha proseguito il dibattito strategico sulle relazioni dell’Ue con la Cina e ha ribadito l’approccio poliedrico dell’Ue nei confronti della Cina”, spiega la nota del Consiglio europeo che ha adottato le conclusioni sulla Cina, “di cui è contemporaneamente un partner, un concorrente e un rivale sistemico. Nonostante i diversi sistemi politici ed economici, l’Unione europea e la Cina hanno un interesse comune a perseguire relazioni costruttive e stabili, ancorate al rispetto dell’ordine internazionale basato su regole, all’impegno equilibrato e alla reciprocità”. “L’Unione europea continuerà a impegnarsi con la Cina per affrontare le sfide globali e incoraggia la Cina a intraprendere azioni più ambiziose in materia di cambiamento climatico e biodiversità, salute e preparazione alle pandemie, sicurezza alimentare, riduzione delle catastrofi, cancellazione del debito e assistenza umanitaria”. “L’Ue”, prosegue il documento dei 27, “cercherà di garantire “condizioni di parità” in modo che le relazioni commerciali ed economiche siano equilibrate e reciprocamente vantaggiose. In linea con l’agenda di Versailles, l’Unione Europea continuerà a “ridurre le dipendenze e le vulnerabilità critiche, anche nelle sue catene di approvvigionamento, e a ridurre i rischi e a diversificare dove necessario e appropriato”.
Taiwan, no all’uso della forza
In merito alle crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan, il Consiglio Ue “si oppone a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo con la forza e la coercizione”. Nelle conclusioni anche l’invito rivolto alla Cina a fare “pressioni sulla Russia affinché interrompa la sua guerra di aggressione e ritiri immediatamente, completamente e senza condizioni le sue truppe dall’Ucraina”.