lunedì, 23 Dicembre, 2024
Esteri

La Russia di Putin, un “gigante” con i piedi di argilla

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha confermato la conclusione di accordi con il capo del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, che hanno posto fine alla ribellione armata dei distaccamenti mercenari.

Secondo il portavoce del Cremlino, il procedimento penale per ribellione armata aperto al mattino su Prigozhin sarà chiuso – su quale base Peskov non lo ha detto. È stato riferito che Prigozhin “partirà per la Bielorussia”.  Peskov ha sottolineato che i recenti eventi non influenzeranno la condotta delle ostilità da parte delle truppe russe in Ucraina, che continueranno. Difficile crederlo. Tutto era iniziato la sera del 23 giugno quando il capo del gruppo paramilitare Wagner Yevgeny Prigozhin aveva urlato, in uno dei suoi soliti deliranti videomessaggi, che il ministro della Difesa Sergei Shoigu aveva dato l’ordine di colpire con un missile il campo di Wagner, uccidendo e ferendo alcuni mercenari. Il ministero della Difesa russo ha negato di aver attaccato i campi. In effetti, anche gli Stati Uniti avevano informazioni secondo cui Prigozhin stava raccogliendo le sue forze vicino al confine con la Russia da tempo. Ciò contrasterebbe con l’affermazione di Prigozhin secondo cui la sua ribellione sarebbe stata la risposta a un attacco subito da parte dell’esercito russo. Prigozhin ha quasi certamente pianificato l’ammutinamento in anticipo, vista la coordinazione e la velocità di movimento delle forze di Wagner lungo il percorso che le avrebbe condotte a Mosca.

Al mattino del 24 giugno, Wagner ha preso il controllo delle strutture militari di Rostov sul Don. Carri armati e veicoli blindati sono stati schierati per le strade di Rostov, mentre la polizia e la Guardia Nazionale osservavano la situazione senza intervenire in alcun modo, anzi, talvolta, salutando allegramente i rivoltosi. Nel frattempo, Mosca si era preparata all’arrivo delle forze di Wagner erigendo posti di blocco con veicoli blindati e truppe all’estremità meridionale della città. Truppe russe armate di mitragliatrici hanno allestito posti di blocco nella periferia meridionale di Mosca. I militari russi hanno scavato sezioni di autostrade per rallentare la marcia degli uomini di Prigozhin. Durante la loro marcia su Mosca, i mercenari del Gruppo Wagner hanno abbattuto un velivolo Il-22M, “posto di comando aereo”, con 10 persone a bordo, 6 elicotteri da combattimento. Tra questi ci sono un Ka-52 (i piloti sono morti), un Mi-8, un Mi-35M e tre elicotteri da guerra elettronica Mi-8MTPR-1. Il bilancio totale delle vittime dovrebbe essere di oltre 20 unità uccise. Non sono state segnalate vittime tra i mercenari della Wagner. Da quanto è trapelato, nell’accordo sottoscritto Prigozhin – tra le altre cose – avrebbe accettato di pagare 50 milioni di risarcimento ai parenti dei militari uccisi.

In serata, Prigozhin annuncia, con un proprio audiomessaggio, di aver ordinato di fermare la “marcia su Mosca” e di riportare i mercenari nei campi, perché non voleva spargere sangue. La rivolta del gruppo di mercenari russi contro Mosca è, quindi, svanita in un lampo, ma ha messo a nudo le vulnerabilità della Russia di Putin. L’ammutinamento di Prigozhin ha dimostrato che le forze russe mancavano di riserve in molte aree interne del Paese e quasi certamente questo danneggerà ulteriormente il morale, già ridotto ai minimi termini, dei militari russi in Ucraina.

Il Cremlino ha tentato di coordinare una risposta efficace e rapida all’avanzata di Wagner, evidenziando la debolezza della sicurezza interna, probabilmente sia causa dell’effetto sorpresa sia dell’impatto delle pesanti perdite subite dai russi in Ucraina. Il Cremlino si trova ora in uno stato di equilibrio profondamente instabile e senza dubbio la figura di Putin viene pesantemente compromessa. Persino la versione ufficiale, che attribuisce alla mediazione di Lukashenko la rinuncia di Prigozhin a portare a termine il “golpe”, risulta un ulteriore smacco per l’inquilino del Cremlino. Putin risulta essere meno influente del vicino bielorusso. Peraltro, un accordo con Lukashenko è una soluzione a breve termine, non a lungo termine, e la ribellione di Prigozhin ha messo in luce le debolezze del Cremlino e del Ministero della Difesa russo. La Russia di Putin si è rivelata un “gigante” dai piedi di argilla.

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