“Questa è un’operazione che aggiungerà circa 4 miliardi di metri cubi di gas da destinare ai consumatori europei”. Il succo della notizia dell’acquisizione da parte di Eni e Var Energi (società quotata alla Borsa di Oslo e detenuta al 63% dalla stessa Eni) di Neptune Energy Group Limited la dà direttamente Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’Ente nazionale idrocarburi fondata nel 1953 da Enrico Mattei. L’ad rimarca la bontà dell’acquisto perché con esso si è ottenuto un portafoglio di elevata qualità e a bassa intensità carbonica, “con un’eccezionale complementarità a livello strategico e operativo”.
Una società indipendente
Ma andiamo alla scoperta del pianeta Neptune: si tratta di una società indipendente fondata nel 2015 da Sam Laidlaw, leader nell’esplorazione e produzione di gas particolarmente attiva in Europa occidentale, Nord Africa, Indonesia e Australia. Nello specifico, l’Eni acquisirà l’intero portafoglio di Neptune con esclusione delle attività in Germania e in Norvegia.
I vantaggi per l’Ente italiano
Il gas, per l’Eni, è una fonte energetica ponte cruciale per la transizione energetica globale, e su questo punto ecco la promessa di Descalzi: “Siamo impegnati ad aumentare la nostra quota di produzione di gas naturale al 60% entro il 2030”. Chiaramente, questa acquisizione rende ancora più forte l’asset strategico della stessa Eni, se si pensa che così apporterà una maggiore produzione di gas e ulteriori opportunità di cattura e stoccaggio o utilizzo dell’anidride carbonica nel Mare del Nord (la cosiddetta Carbon dioxide Capture & Utilization or Storage); che consoliderà la sua posizione come prima compagnia internazionale in Algeria; che sarà un fornitore chiave di gas per i mercati europei; che incrementerà la sua presenza di Eni nel mare dell’Indonesia. “Ci aspettiamo inoltre – le parole dell’ad – che questi volumi addizionali di gas garantiscano ulteriori opportunità di ottimizzazione per le attività ambientali di Eni. Un altro aspetto fondamentale dell’operazione è il basso costo delle nuove forniture e l’aumento di flusso di cassa che porta a Eni. Descalzi ha poi tenuto a precisare che l’acquisizione di Neptune evidenzia in particolare due aspetti importanti della strategia finanziaria dell’Ente: la flessibilità e l’opzionalità “che la nostra elevata liquidità e il nostro basso leverage (il rapporto fra debiti e capitale proprio di un’impresa, ndr) offrono. Questo ottenimento è coerente con il nostro framework operativo e finanziario e con gli obiettivi definiti nel Piano 2023-2026, consentendo di incrementare gli utili e i flussi di cassa, nonché di creare valore addizionale per gli azionisti”.
L’investimento
Ma in soldoni, l’operazione quanto è costata? Secondo i termini concordati, Neptune Global Business avrà un Enterprise Value pari a 2,6 miliardi di dollari, mentre Neptune Norway Business avrà un Enterprise Value pari a circa 2,3 miliardi di dollari. Al 31 dicembre 2022, il debito netto del Neptune Global Business (pro-forma per la vendita del Neptune Norway Business) era pari a circa 0,5 miliardi di dollari. Il corrispettivo netto finale per le operazioni di Eni e Var sarà pagato in contanti al momento del loro completamento. L’acquisizione Eni sarà finanziata attraverso la liquidità disponibile.