MILANO (ITALPRESS) – Massima precisione, minima invasività. La chirurgia robotica è la naturale evoluzione della chirurgia laparoscopica, e in particolare permette di raggiungere sedi anatomiche difficili da trattare. Viene infatti utilizzata soprattutto nella regione toracica e in quella addominale. Nel sistema robotico, il chirurgo che esegue l'intervento non è al letto operatorio, ma seduto davanti a una console tecnologica. Da qui, utilizzando dispositivi simili ai joystick dei giochi elettronici, manovra gli strumenti chirurgici montati sui bracci del robot che fisicamente esegue l'intervento. La chirurgia robotica, pertanto, permette di superare i limiti dell'uomo chirurgo, dalla vista, alla mobilità, alla memoria, data la possibilità di sovrapporre al campo operatorio immagini radiologiche che permettono di rendere ancora più preciso e radicale l'intervento. Sono questi alcuni dei temi trattati dal professor Paolo Bianchi, Direttore del dipartimento di chirurgia dell'Unità Complessa di chirurgia dell'Ospedale San Paolo di Milano e professore a contratto della Scuola di Specializzazione in Chirurgia dell'Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva Chirurgica di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell'agenzia di stampa Italpress. "La chirurgia robotica è una chirurgia mini invasiva, questo significa una ripresa più rapida dopo l'intervento, meno complicanze, una grande precisione: è come operare col microscopio – ha spiegato Bianchi – Noi nella nostra struttura abbiamo quattro piattaforme robotiche a disposizione, per cui facciamo tanti interventi. Il robot è anche uno strumento di insegnamento molto valido: al giorno d'oggi, conta soprattutto però avere anche un background di chirurgia tradizionale, mentre in un futuro remoto avremo chirurghi che partiranno direttamente dal robot". Una tecnologia che pian piano prende campo anche in Italia: "La chirurgia robotica è ancora in fase di sviluppo, soprattutto in ambito addominale – ha aggiunto il professore – Questo perché fino a oggi i robot sono estremamente costosi e non ce ne sono ancora tanti a disposizione. Il più diffuso è il Da Vinci, ma ci sono altre piattaforme che stanno entrando nel mercato". "Al tavolo operatorio c'è sempre un chirurgo – ha precisato Bianchi – Ma l'operatore principale si trova a una console, come una Playstation, e da lì muove i bracci e gli strumenti tramite una piattaforma digitale. Si parla da tantissimi anni di chirurgia robotica, il robot nella sua forma primitiva era stato pensato nella cardiochirurgia, poi è rimasto nel dimenticatoio, quindi è stato riscoperto dagli urologi e poi, migliorando le macchine, si è diffuso in altri campi". E sull'utilizzo nel nostro paese di questo tipo di chirurgia nella quale la tecnologia avanzata supporta l'abilità umana: "La tecnologia robotica si può usare anche in urgenza se il team è ben addestrato. Grosseto è stata la prima scuola internazionale di chirurgia robotica in Italia, ora fortunatamente anche in Lombardia e a Milano si è sviluppata una scuola importante che addestra i giovani chirurghi a utilizzare le nuove tecnologie – ha aggiunto Bianchi – I giovani sono più bravi di noi e sono molto interessati e affascinati dall'utilizzo della tecnologia. Credo che nel futuro possa esserci spazio per l'intelligenza artificiale e la sovrapposizione delle immagini – ha concluso – Così, il chirurgo sarà aiutato a essere sempre più preciso e meno invasivo". – foto Italpress – (ITALPRESS). xd7/fsc/red 19-Giu-23 16:39