Un faccia a faccia molto atteso quello tra il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il Ministro degli Esteri cinese Qin Gang, avvenuto ieri nel corso della due giorni asiatica dell’alto rappresentante a stelle e strisce. Anche per via del fatto che la diplomazia statunitense mancava da Pechino da ben 5 anni a causa dei rapporti non idilliaci tra i due Paesi per alcuni contrasti, dalla sicurezza informatica ai diritti umani passando alla guerra in Ucraina.
Una visita ufficiale, quella di Blinken, che si è posta come obiettivo quello di porre le basi di un riavvicinamento (pure comunicativo per evitare inutili malintesi) tra quelle che sono le nazioni più potenti al mondo, anche dopo l’ultimo screzio tra le due parti in causa, quando a febbraio un pallone spia cinese sorvolò l’Atlantico. Un evento che fece annullare proprio all’ultimo minuto la visita di Blinken nella stessa Cina. Nonostante ciò, un segnale di distensione è arrivato dal fatto che la multinazionale Usa dell’elettronica Micron ha annunciato un investimento pari a più di 600 milioni di dollari per il confezionamento dei chip nella città di Xi’an che dovrebbe creare 500 posti di lavoro, portando il suo personale nel Paese a più di 4.500 unità.
Un incontro durato 6 ore
L’incontro tra i due è avvenuto all’interno dei Giardini della Residenza Diaoyutai, dove si sono stretti la mano, ognuno davanti alla propria bandiera. Dopo sei ore di colloquio, una nota del dipartimento di Stato Usa ha parlato di un dialogo “franco, sostanziale e costruttivo”. Blinken ha poi aggiunto che l’America difenderà sempre gli interessi e i valori del suo popolo e che si è a lavoro con i propri alleati “per far avanzare la visione di un mondo libero”. Qin Gang, che ha accettato nel frattempo l’invito da parte del Segretario ad andare a Washington quando ci sarà la possibilità, ha ammesso che i rapporti tra i due Paesi sono al punto più basso da quando hanno instaurato relazioni diplomatiche (dal 1979) e ha chiesto agli Stati Uniti di essere, nei confronti della Cina, “obiettivi e razionali, dato che la nostra politica si è sempre basata sul rispetto reciproco e una coesistenza pacifica”. Lo stesso Qin Gang ha chiesto all’America di non sostenere l’indipendenza di Taiwan perché si tratta di “un fulcro degli interessi fondamentali della Cina”. Una controversia, quest’ultima, che resta il rischio maggiore per le relazioni tra le due potenze. Incoraggiati invece, nel corso del colloquio, l’aumento di scambi culturali ed educativi tra i due Paesi, così come l’aumento dei voli passeggeri “per promuovere dialogo e cooperazione”.
Altri tentativi distensivi
Il presidente statunitense Joe Biden nei giorni scorsi, durante un meeting con la stampa alla Casa Bianca, aveva affermato che cercherà di incontrare nuovamente Xi Jinping per provare, in qualche modo, a trovare una quadra sulle differenze di vedute che hanno America e Cina. E negli ultimi mesi anche i funzionari del presidente Usa hanno cercato di ricucire la frattura tra i Paesi sostenendo la necessità di un rapporto più “costruttivo”. Il sentore è che comunque sia molto difficile riallacciare i rapporti tra Washington e Pechino. La visita di Blinken termina oggi. Resta incerto l’incontro con il presidente Xi Jinping.