Negli ultimi due anni la pandemia ha sconvolto il mondo, ma gran parte dell’attenzione è stata focalizzata sulla gestione dell’emergenza sanitaria e sulla prevenzione delle infezioni, mentre la psiche è stata spesso trascurata o sottovalutata. L’Unione Europea (UE) ha deciso di impegnarsi a cambiare questa prospettiva, riconoscendo che la salute mentale è altrettanto importante di quella fisica. Con un piano ambizioso che prevede 20 iniziative faro e un finanziamento di 1,23 miliardi di euro, l’UE si propone di garantire un nuovo approccio intersettoriale, riconoscendo che la pandemia ha avuto un impatto profondo sulle persone ed è necessario agire con determinazione per affrontare questa sfida.
Prevenzione, assistenza e reinserimento
I tre principi guida su cui si basa l’intervento dell’UE sulla salute mentale sono la prevenzione, l’assistenza e il reinserimento. La prevenzione è il primo passo da affrontare, consentendo un accesso tempestivo all’assistenza sanitaria di alta qualità e a prezzi sostenibili. Ciò implica l’adozione di misure volte a promuovere l’individuazione di eventuali disturbi psicologici. Si intende anche investire nella formazione e nello sviluppo di capacità che rafforzino la salute mentale in tutte le politiche, migliorando l’accesso alle cure e all’assistenza poiché il disturbo non può essere affrontato solo da specialisti, ma richiede un approccio olistico e inclusivo che coinvolga tutti i settori della società. Il terzo aspetto del piano è garantire una buona salute mentale sul luogo di lavoro. Data l’importanza del benessere psicologico dei dipendenti per la produttività e la soddisfazione lavorativa, l’UE si impegna a creare un ambiente di lavoro favorevole e a promuovere l’equilibrio tra vita professionale e personale.
La pandemia ha aumentato i disturbi soprattutto nei giovani
La protezione dei bambini, dei giovani e delle persone fragili in un contesto di pressioni e sfide è un altro obiettivo prioritario. La pandemia ha colpito in modo duro i ragazzi, interrompendo la routine quotidiana, isolandoli socialmente e aumentando il rischio di disturbi mentali. Per questo l’Unione europea intende adottare misure mirate per proteggerli e sostenerli durante questi anni critici di sviluppo e a fornire sostegno mirato anche agli altri gruppi vulnerabili, come gli anziani, le persone in situazioni economiche o sociali difficili e le popolazioni di migranti e rifugiati
La spesa sociale corrisponde al 4% del PIL nei Paesi Ue
Prima del COVID-19, circa 84 milioni di persone nell’Unione Europea erano affette da disturbi mentali e oggi va anche peggio. La presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato l’importanza di affrontare il momento critico, richiedendo una nuova iniziativa che risponda alle richieste del Parlamento europeo e a una proposta presentata dai cittadini nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa.
È fondamentale agire poiché i costi derivanti dalla mancanza di azione sono significativi e destinati ad aumentare a causa delle sfide globali correlate ai cambiamenti sociali, politici e ambientali, all’accelerazione della digitalizzazione, alle pressioni economiche e alle trasformazioni radicali del mercato del lavoro. Si stima che i costi totali legati ai problemi psicologici, includendo quelli sanitari, i programmi di sicurezza sociale e la ridotta occupazione e produttività, rappresentino oltre il 4% del PIL in tutti i paesi dell’UE, corrispondenti a oltre 600 miliardi di euro all’anno.