BARI (ITALPRESS) – Nel 2022 l'economia pugliese ha continuato a crescere, pur se con un'intensità che si è progressivamente ridotta. È quanto si evince dal rapporto "L'economia della Puglia", curato dalla Banca d'Italia e presentato questa mattina a Bari nella sede dell'istituto. Secondo le stime dell'indicatore delle economie regionali (ITER) l'attività economica è aumentata di circa il 3,3%, in misura lievemente più contenuta rispetto alla media nazionale (3,7%). Il prodotto risultava superiore dell'1,9% rispetto al periodo pre-pandemia (1% in Italia). Per quanto riguarda le imprese, nel 2022 l'andamento del settore si è indebolito: il valore aggiunto – la differenza fra il valore della produzione di beni e servizi e i costi sostenuti da parte delle singole unità produttive per l'acquisto degli input produttivi di cui necessita presso altre aziende – si è contratto dello 0,7% a prezzi costanti. La dinamica ha risentito soprattutto dei rincari dei beni energetici successivi all'invasione russa in Ucraina. I prezzi dei beni intermedi sono cresciuti del 16,6%: in questo senso, i rincari si sono trasferiti prevalentemente sui prezzi di vendita (in aumento del 13,3%). La dinamica dell'accumulazione di capitale ha continuato a risultare positiva, sostenuta dalle ampie disponibilità liquide delle imprese: sugli investimenti in alcune aree industriali potrebbero influire, nel medio periodo, le misure di agevolazione e di semplificazione previste dall'introduzione delle Zone economiche speciali. Nel settore delle costruzioni, il valore aggiunto ha continuato a crescere (11,2% a prezzi costanti), sebbene in misura meno intensa rispetto all'anno precedente. Il comparto ha beneficiato delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione degli edifici e dell'incremento di compravendite residenziali (7,9%) e prezzi delle case (2,8%). La crescita è continuata anche nel terziario (4,0% a prezzi costanti): il commercio è stato sostenuto dall'aumento della spesa delle famiglie, mentre nel settore turistico arrivi e presenze hanno superato i livelli del 2019. Su questi dati ha influito anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza: in base ai dati più recenti, risultano assegnati finora a soggetti attuatori pubblici circa 9 miliardi per interventi Pnrr da realizzare in Puglia, un dato a livello pro capite superiore alla media dell'Italia (2.294 euro contro 1.911). Un divario riconducibile in larga misura al vincolo di destinazione delle risorse previsto per le regioni del Mezzogiorno. Alle nuove opere di costruzione sono destinati oltre 3,5 miliardi: queste risorse potrebbero indurre una crescita media annua del valore aggiunto nelle costruzioni nel 2023-26 pari all'11% del livello registrato nel 2019 (5,9 in Italia). Si stima che a questa espansione dell'attività sia associato un aumento dell'occupazione alle dipendenze fino a circa 7.100 lavoratori nell'anno di picco (il 2025). Nell'agricoltura il valore aggiunto si è contratto (-7,6% a prezzi costanti), riflettendo l'instabilità dei mercati delle materie prime e i rincari dell'energia. Negli ultimi decenni il settore è stato caratterizzato da un processo di concentrazione e modernizzazione, che ha portato a una crescita della produttività, rimasta però minore della media nazionale e del Mezzogiorno. Nel 2022 l'aumento dei costi di approvvigionamento ha sì inciso, ma in misura contenuta sulla redditività e sulla solvibilità finanziaria delle imprese, anche tra quelle più esposte ai rincari. L'indice di liquidità finanziaria si è lievemente ridotto nella media del 2022 rispetto all'anno precedente, rimanendo comunque su livelli elevati nel confronto storico. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, lo scorso anno gli indicatori hanno continuato a migliorare. Il numero di occupati è cresciuto del 5%, superando i valori precedenti la pandemia di 50.600 unità. L'occupazione è stata sostenuta soprattutto dalle costruzioni, la cui espansione si è tuttavia indebolita rispetto al 2021. In questo settore, nell'ultimo triennio sono state create il 30% delle posizioni alle dipendenze del settore privato non agricolo. In prospettiva, l'occupazione in questo comparto sarà sostenuta dalla domanda attivata dagli investimenti infrastrutturali previsti dal Pnrr. Il tasso di disoccupazione si è ridotto (-2,5 punti percentuali) al 12,1%, rimanendo ancora elevato per le fasce di età più giovani: fra i lavoratori fino a 34 anni, poco più di uno su cinque risultava essere disoccupato. Il reddito delle famiglie è cresciuto nel 2022. L'alta inflazione ha però eroso il potere d'acquisto, calato dell'1,1%. A fine 2022 l'inflazione si è attestata al 12,7% sui 12 mesi, il valore massimo raggiunto nell'anno e ha poi rallentato nei mesi successivi. L'aumento dei prezzi, che ha interessato tutte le principali voci di spesa, è stato sostenuto dai prodotti alimentari e soprattutto dalle spese per l'abitazione e le utenze. Queste voci di spesa, meno comprimibili rispetto ad altre, hanno inciso in maggior misura sulle famiglie meno abbienti. È proseguita la ripresa dei consumi (5,5% a prezzi costanti). Tuttavia la dinamica è stata frenata dai rincari e dal deterioramento del clima di fiducia, connesso anche con l'incertezza derivante dal conflitto in Ucraina. Il recupero rispetto al 2019 risulta ancora incompleto: il divario negativo si attesta al 2,8%. Capitolo banche: in Puglia, alla fine del 2022, operavano 49 banche, tre unità in meno rispetto alla fine dell'anno precedente. Il numero di sportelli bancari si è ulteriormente ridotto nel 2022 (a 958; 16 unità in meno rispetto al 2021), proseguendo una tendenza motivata dalla ricerca di una maggiore efficienza operativa da parte degli intermediari, dalle innovazioni tecnologiche e dalle nuove abitudini di pagamento. Alla fine del 2022 erano presenti 24 sportelli ogni 100mila abitanti, un valore di poco superiore a quello medio del Mezzogiorno ma sensibilmente inferiore rispetto al resto del Paese. La capillarità dei punti operativi risultava piuttosto eterogenea tra i comuni della regione. La crescita dei finanziamenti bancari a famiglie e imprese pugliesi ha rallentato (3,4% a dicembre, dal 4% della fine dell'anno precedente), per effetto della dinamica registrata nella seconda parte dell'anno. In un contesto di tassi crescenti, l'andamento ha risentito del lieve irrigidimento delle condizioni di accesso al credito e del contestuale indebolimento della domanda da parte di imprese e famiglie. La crescita complessiva del credito in regione è risultata superiore al Mezzogiorno e al resto del Paese. Nei primi mesi del 2023, in base ai dati preliminari, la dinamica ha ulteriormente rallentato: la decelerazione riguarderebbe soprattutto il credito alle imprese e, in misura minore, i prestiti alle famiglie. Nel corso dell'anno, i prestiti al settore produttivo sono cresciuti con intensità inferiore rispetto al 2021 (2,2% a dicembre, dal 4,4 di 12 mesi prima); è proseguita la crescita dei prestiti delle banche e delle società finanziarie alle famiglie pugliesi: a fine anno il tasso di variazione sui 12 mesi era 5,2% (dal 4,1 di fine 2021). La dinamica ha continuato a essere sostenuta sia dal credito al consumo sia dai mutui per l'acquisto di abitazioni, le cui erogazioni hanno però cominciato a calare nella parte finale dell'anno. Nonostante l'aumento del costo dei finanziamenti e il venir meno delle misure di sostegno adottate per contrastare gli effetti della pandemia, nel 2022 la qualità del credito è rimasta elevata in regione. A dicembre il tasso di deterioramento si è ridotto di 0,4 punti percentuali rispetto alla fine del 2021, toccando l'11,3%. Il dato è di poco superiore alla media nazionale e sostanzialmente in linea con quella del Mezzogiorno. Al miglioramento si è peraltro associata un'ulteriore riduzione della quota dei prestiti deteriorati: l'incidenza delle sofferenze è scesa dal 3,3% al 2,4 mentre quella degli altri crediti deteriorati è diminuita dal 3,0 al 2,8%. In prospettiva, tuttavia, il peggioramento del quadro economico e la maggiore onerosità del debito potrebbero incidere sulla capacità di rimborso dei prestiti da parte di famiglie e imprese. Per quanto riguarda la raccolta, a fine anno la crescita dei depositi di famiglie e imprese è risultata inferiore rispetto alla fine dell'anno precedente (1,4% a dicembre da 5,8 di un anno prima). Per le famiglie, la decelerazione ha riguardato sia i depositi in conto corrente sia a risparmio. Per le imprese, si è invece registrato un indebolimento della dinamica dei conti correnti a fronte di un rafforzamento di quella dei depositi a risparmio, sostenuto dalla loro remunerazione progressivamente più elevata. "C'è – spiega il direttore della sede barese della Banca d'Italia Sergio Magarelli – un dato positivo, ed è la crescita. Questa ci vede aver già completato il recupero rispetto al 2019 – quindi il cosiddetto rimbalzo è completo – e non si è certo fermata. È chiaro che ha rallentato a causa della pandemia, la crisi energetica e l'inflazione che ancora persiste a livelli piuttosto elevati, ma non si è fermata. Cito un dato per tutti: il settore industriale ha avuto una dinamica pressoché uguale a quella dell'anno scorso, ma ha rafforzato i piani di investimento e questo è un segno di fiducia in prospettiva". "Il dato negativo – aggiunge – è sicuramente la minore occupazione di certe fasce, soprattutto la minore occupazione di qualità. Noi abbiamo un grande dovere e una grande occasione economica nell'utilizzare gli investimenti in istruzione, in livelli di educazione diffusa, che sono investimenti sociali, delle famiglie, di chi manda a studiare il proprio figlio nella migliore istituzione possibile, nella più vicina: ebbene, questo investimento deve essere produttivo, si deve tradurre in occupazione di qualità, che consenta uno sviluppo professionale adeguato". foto: Xa2/Italpress (ITALPRESS). xa2/col4/red 13-Giu-23 16:22