mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Gli italiani comprano meno. Federalimentare preoccupata

Gli ultimi dati diffusi dall’Istat venerdì in merito al mese di aprile sulla produzione industriale (calo dell’1,9% rispetto a marzo, caduta del 7,2% nel confronto su base annua) indicano che, nonostante l’impegno delle imprese alimentari nell’assorbire quanto possibile l’aumento dei costi per cercare un equilibrio tra garantire la tenuta della domanda e salvaguardare la sopravvivenza delle imprese, permane una significativa flessione della domanda, che lascia intravedere un secondo semestre dell’anno molto difficile. Questo, in sintesi, il grido d’allarme lanciato da Federalimentare: gli italiani non comprano. O meglio, non posso permetterselo. Entrando nello specifico, e cioè sui numeri, i dati sulle vendite alimentari di aprile indicano un calo tendenziale in quantità del -5,4%, il risultato più pesante dal dicembre scorso: “Si tratta – secondo la Federazione – di una situazione preoccupante, perché già nel 2022 si era verificato un calo tendenziale medio delle vendite alimentari, in quantità, pari al -4,2%, dopo che per lungo tempo il mercato alimentare era stato caratterizzato da una marcata stabilità”.

Altri dati preoccupanti

Non sono serviti i grandi sforzi dell’industria che dall’inizio dell’anno ad aprile ha praticato una riduzione dei prezzi franco fabbrica pari a -4,6 punti percentuali (si è passati dal +13,8% al +9,2%). Perché, la spiegazione di Federalimentare, i prezzi al consumo stanno rientrando con molta fatica, con un arretramento nello stesso periodo del -1,5 punti percentuali (dal +14,9% di gennaio al +13,4% di aprile). Ma a questi ci sono anche altri dati preoccupanti relativi agli indici di produzione dell’industria alimentare ad aprile, con un tendenziale di produzione pari al -5,6% rispetto all’aprile 2022, dopo il -4,5% registrato a marzo. In sintesi, per la Federazione, la situazione non è tra le più rosee e si presenta oggi con risultati minori alle aspettative: “Alla luce di questo quadro il consuntivo di produzione del primo quadrimestre dell’anno si attesta a un tendenziale pari a -1,9%, in controtendenza rispetto al +1,2% con cui si era chiuso, solo quattro mesi prima, il consuntivo di produzione del 2022. Tutti indici che ci allarmano e che potenzialmente fotografano un secondo semestre 2023 preoccupante e in negativo”.

Le reazioni di UNC e Codacons

I numeri divulgati dall’Istituto di statistica non fanno inoltre dormire sonni tranquilli al Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona che senza mezzi termini parla di una Caporetto, sia per le imprese che per l’Italia: “Il crollo dei beni di consumo, -7,3% su aprile 2022, dimostra che manca una politica dei redditi e che urge ridare capacità di spesa alle famiglie, salvaguardando il loro potere d’acquisto, altrimenti gli italiani non consumano le imprese non producono”. Secondo Carlo Rienzi, presidente del Codacons, a pesare su questi numeri negativi come un macigno sull’industria italiana è l’inflazione ancora alle stelle, con i prodotti più acquistati dalle famiglie che registrano una marcata crescita a due cifre dei prezzi.

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