Giorgia e Elly hanno due modi di comunicare opposti. Nei modi e nei contenuti.
Meloni è diretta: lessico semplice fatto di parole poco fumose, frasi di rapida comprensione, pochissimo politichese, piglio polemico senza troppa diplomazia ma anche senza l’aggressività tipica delle campagne elettorali. L’ascolti e la capisci e ti comunica certezze.
Schlein è un torrente in piena, a volte rutilante, ricorre a termini di uso non comune, costruisce frasi complesse, per capirle non puoi perdere una parola, talvolta concede troppo al politichese e sembra in continua difensiva. L’effetto è quello di una che non è convinta di fare l’opposizione. Cerca di conquistarti con la freschezza del viso e l’espressione meravigliata, ma sembra cercare il tuo consenso più che apparire come un’ancora solida.
Nei contenuti poi le divergenze si acuiscono.
Da quando è a Palazzo Chigi Meloni parla di cose concrete, su ogni argomento è ben documentata ed esprime una sua visione senza girarsi indietro. È nel suo ruolo di guida del Governo e vuole mostrare competenza e chiarezza delle azioni da intraprendere. È molto simile al Berlusconi dei tempi migliori quando su ogni tema Il Cavaliere sciorinava numeri, mostrava grafici, esponeva piani di azione come un rampante amministratore delegato.
Schlein è più simile al Salvini che faceva elenchi interminabili di questioni aperte ma senza indicare una soluzione precisa. Non si preoccupa di far capire cosa in concreto voglia fare. Preferisce lo slogan all’indicazione di un piano di azione. L’appello odierno alla mobilitazione fa parte più di un atteggiamento da sindacato che da partito leader dell’opposizione.
Meloni ha dietro di sé molti anni di gavetta politica. Schlein è meno rodata è entrata in politica senza dover molto faticare e ha avuto ruoli amministrativi di rilievo senza dover mettere troppo le mani n pasta.
Il duello tra le due non sarà appassionante a meno che Schlein non decida di cambiare registro e di convincersi che dovrebbe comportarsi come il capo del governo ombra che su ogni decisione di Palazzo Chigi ha pronta una controproposta concreta che entra nel merito dei problemi e non si aggrappa alla noiosa evanescenza degli slogan.
Meloni parte avvantaggiata. È capo indiscusso non solo del suo partito che le deve tutto ma anche della maggioranza.
Schlein ha mille problemi, primo fra tutto tenere unito un partito che unito non è e che le sue scelte da neo segretaria rischiano di mandare in frantumi.