Il Governo va avanti sul voto di fiducia, le opposizioni si dividono e i magistrati contabili della Corte dei conti fanno catenaccio contro l’esclusione dal “controllo concomitante” del Pnrr.
L’irrequieta giornata politico istituzionale di ieri tornerà oggi a Montecitorio ad accendere un dibattito che si annuncia a tinte forti in particolare dopo la presa di posizione ieri sera della Corte dei Conti che parla di danno per i cittadini e per la legalità. Alle 20 una nota del premier che critica le sinistra per l’attacco di autoritarismo del Governo, e puntualizza che
sulla Corte dei Conti sono state solo prorogate “norme del governo Draghi”.
Oggi la questione di fiducia
Il primo appuntamento è alle 12.30 per le dichiarazioni di voto, poi alle 14 la chiama per il voto sulla questione di fiducia posta dal Governo. Il percorso è stato indicato dal ministro per la Pa, Paolo Zangrillo che ieri ha annunciato su indicazione della maggioranza di Centrodestra la questione di fiducia sul testo del Decreto legge come modificato con gli emendamenti durante l’esame delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro.
Lite sullo “scudo erariale”
Le tensioni innescate da una parte delle opposizioni, e le critiche dei magistrati della Corte dei Conti – che vedono il loro ruolo ridimensionato – sono scaturite dalla proroga del cosiddetto “scudo erariale” di un anno, fino al 30 giugno 2024. Va ricordato che lo scudo erariale è un meccanismo che solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili in caso di “colpa grave”. In pratica, tranne per le condotte intenzionali (dolose), la possibilità di perseguire la colpa grave si limita alle omissioni, che costituiscono una minoranza. Non è una scelta nuova, la norma era stata introdotta nel 2020 nel decreto legge Semplificazioni del governo del premier Giuseppe Conte.
Fondi e controllo concomitante
Il punto di divisione politica è l’esclusione del controllo concomitante della Corte dei Conti su Pnrr, e anche sul Pnc. In questo ultimo caso si tratta Piano nazionale complementare (Pnc) che dispone di ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali, disponibili in aggiunta alle sovvenzioni e ai fondi previsti nell’ambito del Recovery and Resilience facility.
Il no della Corte dei Conti
I magistrati contabili ieri mattina si sono riuniti in assemblea straordinaria e in serata è stata diffusa una nota in cui affidano il loro disappunto e “netta contrarietà”, alle due norme che sottraggono al controllo concomitante ai progetti del Piano nazione di ripresa. Nella nota si precisa che: “Non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile ma la tutela dei cittadini. La conferma dello scudo erariale, in assenza del contesto di emergenza pandemica nel quale è nato, impedisce di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l’abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell’economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa”. Il documento ribadisce il ruolo di indipendenza e autonomia della magistratura. “L’Associazione, con gli strumenti che ha a disposizione, continuerà a svolgere le sue funzioni a difesa dell’indipendenza e dell’autonomia della Magistratura contabile. E nel sostenere i vertici istituzionali”, evidenzia la nota, “su quanto espresso nella recente audizione parlamentare, promuoverà ogni iniziativa utile a coniugare celerità e legalità dell’azione amministrativa, nel rispetto delle norme nazionali e dei vincoli europei”.
Ieri sera a scendere in campo il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per rispondere alle polemiche. “La sinistra è molto in difficoltà. Non solo dice che c’è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi. Sommessamente osservo”, puntualizza il premier, “che facciamo quello che ha fatto il precedente governo. Allora il problema è che c’è una deriva autoritaria, o che qualcuno che viene da destra e non da sinistra non può fare le stesse cose e non ha gli stessi diritti che avevano loro? Questo è un problema. Loro dicono che c’è una deriva autoritaria sulla Corte dei Conti che continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio”.
Pd, 5S e Verdi sulle barricate
In Aula le opposizioni non avranno una linea unanime.
Movimento 5S, Pd e Alleanza Verdi e Sinistra annunciano barricate. “Daremo battaglia in Aula su questo provvedimento, i controlli concomitanti della Corte dei Conti servono e devono rimanere”, attacca Chiara Appendino, esponente dei 5S, “questo governo ha speso 1 miliardo su 33 previsti dal Pnrr per il 2023, è in un ritardo pazzesco”. Parole sottolineare dal leader M5S Giuseppe Conte: “È evidente che la preoccupazione di Palazzo Chigi non sia mettere subito a terra i fondi del Pnrr ma non essere disturbati e controllati su come vengono spesi i soldi degli italiani”. Stesse valutazioni critiche dal Pd: “Daremo battaglia, sulla Corte dei Conti il Governo sta facendo una forzatura”. Annuncio di scontro oggi in Aula anche dal capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Filiberto Zaratti che parla di: “doppio bavaglio”
Azione e IV fuori dal coro
I due partiti non ravvisano “colpi di mano” nella cancellazione del “controllo concomitante” dei magistrati contabili sul Pnrr. Non solo, Azione e Italia Viva non si oppongono alla decisione della maggioranza di limitare i controlli della Corte dei Conti, e Carlo Calenda sottolinea di appoggiare l’iniziativa del Governo per snellire le procedure dei controlli al fine di accelerare sul Pnrr. “Oggi parliamo della Corte dei Conti. L’avrei fatto io quel provvedimento”, osserva il leader di Azione, “non è che se tu limiti il Controllo della Corte dei Conti, è una roba per cui c’è il fascismo. Diventa una roba per cui un minimo si riescono a spendere i fondi del Pnrr, che questo governo non riesce a spendere”. A chiarire la posizione di Azione-Italia Viva è la presidente del gruppo al Senato, Raffaella Paita. “Siamo all’opposizione e ci restiamo, ma senza scontri ideologici”
Il 21 giugno stop all’iter
Oggi il ruolino di marcia dei lavori prevede che dopo la votazione sulla fiducia la seduta proseguirà al oltranza per l’esame degli ordini del giorno.
L’iter dovrebbe concludersi entro mercoledì e – dal momento che il decreto scade il 21 giugno – anche il percorso in Senato dovrebbe essere blindato.