Che cosa è la bioeconomia? La scienza che spiega le caratteristiche e le opportunità offerte dalla nuova economia che impiega risorse biologiche rinnovabili. Un concetto che sta entrando sempre più a far parte della nostra quotidianità, anche grazie a una maggior sensibilità verso le tematiche ambientali. Per questo l’associazione Cluster SPRING, che ha come obiettivo quello di incoraggiare lo sviluppo delle bioindustrie in
Italia attraverso un approccio olistico all’innovazione, in collaborazione con Assobiotec-Federchimica, dedica alla promozione della bioeconomia una Giornata Nazionale, arrivata alla sua V edizione.
Per valorizzare lo strategico significato per il futuro del nostro Pianeta della bioeconomia, la Fondazione Edmund Mach, che dal 2008 continua gli scopi e l’attività dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, ha voluto indagare quanto gli studenti del trentino ne fossero a conoscenza. Attraverso l’Unità di Bioeconomia del Centro Ricerca e Innovazione, ha promosso un sondaggio sviluppato da EFI’s Bioregions facility per indagare la percezione di questa nuova scienza tra alcuni studenti della scuola secondaria di secondo grado della provincia di Trento, coinvolgendo tre scuole trentine: il Liceo Scientifico L. Da Vinci, il Centro Formazione professionale ENAIP – Arco e l’Istituto Agrario di San Michele. Il quadro che ne è risultato dice che di questo possibile approccio se sta cominciando a parlare, ma forse non ancora abbastanza. Per assicurare che le nuove generazioni comprendano appieno le sfide legate alla sostenibilità, bisognerà dunque migliorarne la comunicazione e divulgazione, soprattutto nelle scuole.
Per gli studenti intervistati, il termine è associato alla gestione circolare delle risorse (44%) con effetti sui consumi (52%), sulla gestione sostenibile del territorio (56%) e sull’introduzione di processi che offrano vantaggi ambientali e socioeconomici (58%). Il legame con l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione sono scarsamente percepiti, così come l’impatto sulla decarbonizzazione (8.5%). Complessivamente, si rileva tra i ragazzi coinvolti una sufficiente familiarità (attorno al 40%) con il concetto di bioeconomia.
Tra i campi che riscuotono maggior interesse sono agricoltura (23%), turismo naturalistico, cura del verde e attività ricreative (13%) ed energie rinnovabili (11%). Queste preferenze sottolineano una maggior sensibilità verso le tematiche più legate alla gestione diretta delle risorse naturali, mentre sembrano essere meno conosciuti gli aspetti tecnologici e di ricerca per sostituire risorse fossili con prodotti bio-based. Quindi il collegamento con i cambiamenti climatici, sono meno percepiti.
Il rischio maggiore legato all’affermarsi della bioeconomia viene identificato con l’aumento dei costi di beni di prima necessità, come ad esempio acqua e cibo (38%). Di grande interesse è sicuramente l’ottima consapevolezza tra i ragazzi della stretta relazione tra bioeconomia e sostenibilità, ovvero della possibilità di salvaguardare contestualmente sia l’ambiente, ma anche gli aspetti economici e sociali collegati a questo cambio di paradigma.