La sfida canora di Sanremo è arrivata, con tutto il suo assortito contorno: dai presentatori/presentatrici, alla musica, al gossip, dai fiumi di parole sulle mise – eleganti o pacchiane, sexy o imbarazzanti – poi sfileranno sulle scale del mitico Ariston e sul palco dove si discuterà molto di scenografiche, la folla di cantanti e ospiti, a seguire lacrime, stecche, spunti geniali, polemiche del prima e dopo Festival e soprattutto lo show business che avrà la meglio su tutti i protagonisti.
Tra una settimana sarà tutto come prima e dimenticato, a parte gli strascichi polemici su giurie, voti e compensi, mentre il mercato del disco procederà a fare i conti con le vendite vere e i big che per lo più sono star internazionali. Su questo aspetto Sanremo o non Sanremo, secondo i dati degli ultimi anni le cose vanno abbastanza bene un po’ per tutti. I segnali positivi si sono registrati sia a livello italiano che a quello globale. Le cifre fornite da FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) sono rassicuranti e quindi lo sono anche per l’industria discografica, per quella musicale e canora. Ci sono stati ricavi in aumento soprattutto per quelli legati a servizi in streaming con una diminuzione degli introiti prodotti dai download e tramite supporti fisici. Meno Cd e più servizi via Internet, quindi.
Sui dati relativi ai 24 mesi passati il fatturato, ad esempio del 2018 è stato di 228 milioni di euro, in crescita del 2.6% rispetto all’anno precedente e la crescita c’è stata anche nel 2019. Quello della musica è un settore in cui i prodotti digitali in streaming occupano ormai più della metà dell’intero mercato: nello specifico, dal 2013 al 2018, la percentuale è passata da 32% al 63%. Da notare che il 41% del mercato – che è costantemente in crescita – è quello dello streaming e quello a pagamento di tipo premium. Altra tendenza è il calo delle vendite dei supporti fisici. C’è, tuttavia, anche una buona notizia, quella che l’Italia resta uno dei mercati più importanti sul piano internazionale in questo specifico segmento – anche grazie agli effetti del Bonus Cultura. Per Enzo Mazza, CEO di FIMI: “Sono notizie positive quelle che riguardano la crescita del mercato discografico del nostro Paese nel primo semestre dell’anno: + 5% e 86 milioni di euro generati. Quasi tutti, ovviamente, merito dello streaming, che rappresenta da solo il 63% dei ricavi del settore”.
Gli abbonamenti alle piattaforme come Spotify e Tidal sono cresciuti, producendo un ricavo del 32%, in crescita inarrestabile negli ultimi anni. Continua invece il declino del fisico, sceso sotto il 26%.
A sorpresa c’è il ritorno del vinile, che con +4,8% ha proseguito la sua curva di crescita coprendo il 31% di tutto il mercato dei supporti fisici. Nel variegato mondo musicale c’è di tutto e ci sono ricerche su tutto. Uno studio di Spotify app per smartphone, tablet, pc che garantisce musica sia gratuita che a pagamento, è particolarmente interessante e per chi fa musica, per chi la produce, compone ed esegue.
Lo studio prende in considerazione il “genere e la razza”, degli artisti e dei creatori di contenuti (songwriter e produttori) attraverso 800 canzoni popolari della Billboard Hot 100 Year-End Charts dal 2012 al 2019.
Inoltre, valuta, nell’arco di otto anni, le nomination ai Grammy nelle categorie principali: “Record of the Year”, “Album of the Year”, “Song of the Year”, “Producer of the Year” e “Best New Artist”.
Arriva, così, ad una conclusione piuttosto netta: le donne sono sempre più incluse nell’industria musicale, e questo è sicuramente positivo. Ma, dall’altra parte, c’è ancora molta strada da fare prima di raggiungere una reale parità di genere.
“Nel 2019, il 22,5% delle canzoni migliori erano di artiste donne”, riferisce Billboard, rivista super specializzata del mondo musicale in tutte le sue declinazioni, “un miglioramento significativo rispetto al 2018 e ben al di sopra del 16,8% del 2017. Nonostante questo dato positivo, se si guarda la media degli otto anni di studio, il 2019 ha spostato lago della bilancia solo al 21,7%. Circa uno su cinque.
“Le donne sono ancora assenti dalla musica popolare”, osservano i ricercatori si Spotify, “Eppure vediamo, per esempio, che l’industria musicale apprezza le donne di colore e il loro contributo. Nel 2019, oltre la metà delle artiste delle classifiche popolari erano donne di colore”. Secondo lo studio, il 56,1% degli artisti presi in esame nel 2019 appartiene a gruppi etnici sottorappresentati. In media, nell’arco dell’intero periodo di ricerca, le persone di colore rappresentano il 45,4% di oltre 1600 artisti.
“Discorso molto simile per il cantautorato”, prosegue Billboard, “Il numero di donne cantautrici è leggermente aumentato l’anno scorso, passato dall’11,6% al 14,4%”.
Molto negativa invece la percentuale di donne che lavorano come produttrici in un sottocampione quinquennale della classifica Billboard. Si arriva al 2,6%. “Praticamente”, emerge dallo studio, “un rapporto di 37 uomini a una donna. In questo campione quinquennale sono state incluse otto donne di colore, con un rapporto tra maschi e femmine sottorappresentati di 133 a uno”.
“La professoressa Smith tra le ricercatrici dello studio dì Spotify e i suoi collaboratori”, riferisce Billboard in un suo speciale, “hanno individuato diverse organizzazioni che lavorano per ridurre la disparità di genere nel mondo della musica: She Is the Music, che organizza programmi di mentorship, scrittura di canzoni e outreach esterno, e EQL Residency, il programma di Spotify che porta le donne ingegneri emergenti negli studi di registrazione per acquisire esperienza al fianco di professonisti nel settore”.
E ancora Women’s Audio Mission che forma la prossima generazione di produttrici musicali e addette ai lavori negli studi di registrazione.