mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Lotta agli evasori: recuperati 20 mld sfuggono giganti del web e criminali

L’ufficio studi Cgia corregge i sindacati: non solo pensionati e lavoratori, l’Irpef è pagata anche dagli autonomi  

Il fisco nel 2022 recupera dall’evasione la cifra record di 20 miliardi. Un successo ma ci sono due note negative, resta in alto mare l’intercettare dei profitti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che sempre e con maggior dedizione seguitano a coltivare i propri traffici illegali. Mentre su un’altra sponda restano poco “sensibili” alla fedeltà fiscale quelle multinazionali e i giganti del web che in Italia realizzano profitti milionari, ma versano in Paesi dove c’è una generosa fiscalità di vantaggio. Sono dati e riflessioni presentate dalla società di analisi socio economiche Cgia di Mestre, che tra l’altro puntualizza, correggendo i sindacati, su chi versa realmente l’Irpef nelle casse dell’Agenzia delle entrate.

Lotta all’evasione dati positivi

Il recupero di 20 miliardi di euro è annunciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ed è, per l’Ufficio studi della società mestrina, “l’ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro l’infedeltà fiscale sta dando i suoi frutti”. Secondo le cifre rese note dal Ministero tra il 2015 e il 2020, ad esempio, l’evasione in Italia è scesa di 16,3 miliardi di euro. “Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal Mef è sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il ‘frutto’ dell’evasione contributiva”.

Compliance fiscale un successo

L’Ufficio studi della Cgia spiega perché il 2022 sia stato un anno così favorevole al fisco. “L’Amministrazione finanziaria italiana sembra essere riuscita a imboccare la strada giusta per combattere efficacemente questa piaga sociale ed economica che da sempre caratterizza negativamente il nostro Paese”, spiega la Cgia, “Tra la compliance fiscale, lo split payment, la fatturazione elettronica e l’invio telematico dei corrispettivi, una serie di contribuenti, tra cui gli evasori incalliti, chi riceveva i pagamenti dallo Stato per un servizio o una prestazione lavorativa resa e poi non versava l’Iva e, infine, i professionisti delle cosiddette ‘frodi carosello’ sono stati indotti a ravvedersi”. Tra i motivi che hanno favorito più versamenti anche il leggero calo della pressione fiscale registrato in questi ultimi anni che “ha sicuramente avuto un effetto positivo sul fronte delle entrate”, riferisce la società mestrina, “Sebbene sia ancora del tutto insufficiente, la contrazione del carico fiscale ha contribuito, in parte, a ridurre l’evasione, soprattutto quella che in gergo viene chiamata di ‘sopravvivenza’”.

Gli insuccessi del fisco

“Purtroppo, chi è completamente sconosciuto al fisco”, evidenzia la Cgia, “continua imperterrito a farla franca, così come le organizzazioni criminali di stampo mafioso”. Ci sono poi le multinazionali e i giganti del web che, in Italia, ricorda l’Ufficio studi, realizzano profitti milionari, ma la stragrande maggioranza delle imposte le versano nei paesi a elevata fiscalità di vantaggio.

Il maggior introito di tasse

Stando però alle note del Ministero dell’economia e finanze nel 2022 con il recupero di 20 miliardi l’erario ha incassato 68,9 miliardi in più di entrate tributarie e contributive. In un solo anno è stato recuperato 20,2 miliardi di evasione e “bloccato” 9,5 miliardi di frodi. Sempre sul fronte delle entrate, il trend positivo è proseguito anche in questa prima parte del 2023. Sempre secondo il Mef, nei primi tre mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2022, le entrate tributarie e contributive sono cresciute complessivamente di 4,7 miliardi di euro (+2,7 per cento).

Ora il taglio delle tasse

L’Ufficio studi della Cgia propone anche una svolta che permetterà all’erario di incassare di più. “Se riusciremo a contrastare con maggiore incisività l’economia sommersa”, auspica la Cgia, “faremo pagare le tasse alle multinazionali del web e ai colossi dell’e-commerce presenti nel nostro Paese, riusciremo a incrociare in maniera efficace le 161 banche dati fiscali che possiede la nostra Amministrazione finanziaria e, infine, assisteremo a una seria riforma del fisco che”, auspica la società mestrina, “tagli strutturalmente il peso del fisco su tutti i contribuenti, non è da escludere che nel giro dei prossimi 4/5 anni l’evasione fiscale presente in Italia potrebbe addirittura ridursi della metà, allineandosi così al dato medio europeo”.

Chi paga realmente l’Irpef?

L’Ufficio studi corregge i sindacati sul gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). “In queste ultime settimane, in particolar modo da parte della Cgil e della Uil si sostiene che l’Irpef sarebbe pagata quasi interamente da pensionati e lavoratori dipendenti. Ci permettiamo di segnalare”, puntualizza la Cgia, “che questa affermazione è del tutto fuorviante, perché sottende che in Italia a versare la quasi totalità dell’Irpef sarebbero solo due categorie di contribuenti: quelle richiamate poc’anzi. In realtà chi continua a ripetere questa ovvietà è “vittima” di un grave abbaglio statistico/interpretativo. Se, infatti, è palese che l’84 per cento dell’Irpef totale è versata all’erario da pensionati e lavoratori dipendenti, ciò avviene perché queste due categorie rappresentano l’89 per cento del totale dei contribuenti Irpef presenti in Italia. L’altro 11 per cento circa, invece, è costituito da percettori di altre categorie di reddito. In particolare, i lavoratori autonomi sono l’8,5 per cento del totale dei contribuenti Irpef”.

Irpef il calcolo della Cgia

Se si vuole dimostrare lo squilibrio del carico fiscale legato all’Irpef, la metodologia “corretta” “sta nel calcolare l’importo medio versato da ciascun contribuente facente parte di ognuna delle tre principali tipologie che pagano l’imposta sulle persone fisiche: ovvero autonomi, dipendenti e pensionati”, sottolinea la società mestrina, “Applicando questa metodica, ai dati sui redditi relativi al 2019, emerge che, mediamente, i pensionati pagano un’Irpef netta annua di 3.281 euro, i lavoratori dipendenti di 4.061 euro e gli imprenditori/lavoratori autonomi di 6.026 euro, Sia chiaro, l’evasione fiscale in Italia c’è ed è presente in tutte le categorie di contribuenti, quindi, anche tra i lavoratori autonomi e gli imprenditori”

Dati da interpretare

La società di analisi socio economiche ci tiene a precisare, per evitare equivoci, un aspetto. “L’evasione va contrastata ovunque, essa si annidi, senza però accusare pregiudizialmente nessuno, tantomeno attraverso l’interpretazione scorretta di dati molto parziali, così come è successo in queste ultime settimane”.

Dove si annida l’evasione

A rischio è in particolare modo il Sud. “Nel 2020 il peso dell’economia non osservata sul valore aggiunto nazionale (Pil) era all’11,6 per cento, pari a 174,6 miliardi di euro. Nelle varie aree del Paese, il sommerso economico”, fa presente la Cgia, “ha una diversa incidenza sulla ricchezza prodotta: del 9,2 per cento a Nordovest, del 9,8 per cento a Nordest, sale al 12 per cento al Centro e raggiunge il 16,8 per cento nel Mezzogiorno”.

Le criticità nel Sud

A livello regionale la situazione più critica la scorgiamo nel Sud: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia se ne “perdono” 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria 21,3. “Si tratta di cifre doppie rispetto a quelle che si registrano in Friuli Venezia Giulia (10,6 euro), in Provincia di Trento (10,2 euro) e in Lombardia (9,5 euro)”, annota ancora l’Ufficio studi, “Il territorio nazionale più fedele al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di 9,3 euro ogni 100 incassati”

Quale riforma fiscale?

In attesa dell’approvazione dei decreti attuativi, per l’Ufficio studi della Cgia una riforma fiscale importante che abbia l’ambizione di definirsi tale deve, innanzitutto, “indicare preventivamente quanto costa e dove si recuperano le coperture, dopodiché”, propone la Cgia, “ha il compito di conseguire, in tempi ragionevolmente brevi, almeno altri tre obbiettivi: la riduzione del carico fiscale a famiglie e imprese; la semplificazione del rapporto tra il fisco e il contribuente; la riduzione dell’evasione e dell’elusione fiscale”.

Fisco equo e non complicato

“Il mancato raggiungimento di questi punti”, secondo la Cgia, “costituisce un serio pericolo che la stessa sia destinata a fallire o comunque non in grado di dare una seria risposta alle tante istanze sollevate dai contribuenti italiani che da decenni chiedono un fisco più equo e meno complicato”.

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