domenica, 17 Novembre, 2024
Società

Sulle ali del rimpianto

Ita tra le braccia di Lufthansa

Si è chiusa un’epoca. Finalmente, dirà qualcuno. Purtroppo dirà qualche altro. Ma con il passaggio di Ita a Lufthansa se ne va un pezzo della nostra storia iniziato nel 1946 quando furono fondate le Aerolinee Italiane Internazionali con l’IRI al 47% e la British Overseas Airways Corporation al 41%.Un anno dopo venne coniato il brand Alitalia-Aerolinee Italiane Internazionali.
Da allora è stato un lungo periodo di gloria crescente, culminato nei successi degli anni Ottanta cui è seguito un trentennale declino inesorabile, umiliante, dannoso per la collettività e per il prestigio dell’Italia.
A suo modo, la vicenda dell’Alitalia è una metafora della capacità autolesionistica del nostro Paese.

La compagnia di bandiera rendeva onore alla bandiera. La qualità dei suoi servizi, la competenza eccezionale dei piloti in gran parte formati dall’aeronautica militare, l’eleganza e la signorilità del personale, le cui divise sono sempre state firmate e da grandi stilisti, la raffinatezza del cibo servito a bordo. Tutto era una manifestazione del meglio dell’italianità. Alitalia era l’Italian dream che volava nei cieli di tutto il mondo portando in giro la grande bellezza del nostro Paese. Ma come succede spesso l’Italia ama farsi del male e distruggere con uno sconcertante masochismo anche le sue migliori creature.

Il tramonto di Alitalia coincide con la liberalizzazione del trasporto aereo degli anni Novanta e anche con la fine dei partiti della Prima Repubblica. È vero che la lottizzazione investiva anche la Compagnia di bandiera, è vero che la classe politica aveva i suoi privilegi, ma sceglieva manager competenti che sapevano dove mettere le mani. negli anni Novanta la politica debole non ha saputo dare indicazioni e si è arrovellata in una catena di scelte inadeguate, cosa che è avvenuta anche con altre aziende di Stato privatizzate, Si pensi a Telecom Italia…

Ci siamo dissanguati per salvare un’Alitalia che era decotta e che andava dimessa da tempo. Ora è finita. Rimane l’amaro in bocca di aver perso un gioiello di famiglia che poteva brillare e che invece abbiamo lasciato arrugginire. L’ex compagnia di bandiera è ora al sicuro in un gruppo come Lutfhansa che saprà valorizzarla al meglio. A noi restano i rimpianti, ma è quello che ci meritiamo quando facciamo scelte sbagliate a ripetizione. La lezione sarà capita? Chissà.

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