La capacità di spesa del 2021 non sarà recuperata prima del 2027. È l’analisi non rassicurante della Confesercenti che spiega come l’accelerazione inflazionistica abbia fatto saltare conti, bilanci e soprattutto messo a rischio la tenuta di migliaia di piccole attività. I prezzi risalgono “I dati definitivi di aprile confermano, purtroppo, un rientro dall’inflazione più lento del previsto”, scrive la Confesercenti, “Nonostante il lieve aggiustamento rispetto alle stime preliminari, infatti, il tasso tendenziale di crescita dei prezzi al
consumo balza dal +7,6% di marzo al +8,2% di aprile. A pesare, soprattutto la nuova fiammata del prezzo dei beni energetici non regolamentati e, parzialmente, la crescita di alcune voci dei servizi”.
L’inflazione resta alta
Il problema maggiore è l’erosione delle disponibilità economiche delle famiglie che incide sui consumi che restano in calo.
“Nei primi quattro mesi del 2023 il tasso di inflazione è risultato pari all’8,7%, a fronte di un’inflazione media dell’8,1% nel 2022”, scrive la Confesercenti, “In considerazione di questi andamenti, stimiamo che il
potere d’acquisto delle famiglie diminuirà di altri 2,9 miliardi nel 2023 (-0,3%) e che la capacità di spesa del 2021 (precedente cioè l’accelerazione inflazionistica) non sarà recuperata prima del 2027”.
Famiglie nell’incertezza
La Confederazione ricorda come il vero problema resta il “potere di acquisto” che nel rimanere basso spegne le possibilità di rilancio delle imprese.
“Si conferma quindi l’allarme per una situazione che non è ancora risolta e che proietta una grande incertezza sulle famiglie”, osserva la Confederazione, “che stanno continuando a vedere eroso il loro potere
d’acquisto e già stanno manifestando una minore spesa su alcuni beni, anche di prima necessità: tra gennaio e marzo i volumi delle vendite alimentari sono scesi in media del -4,7%, mentre le vendite non
alimentari hanno registrato una flessione del -1,6%, per un calo complessivo dei volumi del -3%”.
Ridurre tasse e imposte
Per invertire la rotta, la Confesercenti indica delle soluzioni che possono essere percorse per far ripartire la spesa delle famiglie e dunque i consumi. “È ora fondamentale”, scrive la Confederazione, “dopo
il taglio del cuneo fiscale, accelerare sulla delega fiscale riducendo la pressione delle imposte sulle famiglie. In particolare, lo ribadiamo, è opportuno detassare gli aumenti contrattuali per il prossimo biennio:
una simile misura”, conclude la Confesercenti, “potrebbe generare tre miliardi di euro di consumi aggiuntivi già a partire dalla prossima tornata contrattuale e dare slancio all’economia”.