883 è il terribile numero delle persone giustiziate nel 2022 nel mondo, il 53% in più rispetto all’anno precedente, il numero più alto degli ultimi cinque anni. Dati allarmanti che Amnesty International ha presentato nel “Rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nel mondo”. Tra i Paesi più colpevoli, l’Iran e l’Arabia Saudita si trovano in cima alla lista. L’Iran è passata da 314 esecuzioni nel 2021 a 576 nel 2022, con un incremento del 83%; mentre l’Arabia Saudita le ha triplicate, passando da 149 nel 2021 a 447 nel 2022. “Aumentando il numero delle esecuzioni, gli Stati dell’area tra il Medio Oriente e l’Africa del Nord violano il diritto internazionale, mostrando un profondo disprezzo per la vita umana – ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International -.Il numero delle persone private della loro vita è enormemente cresciuto: l’Arabia Saudita ha giustiziato 81 prigionieri in un solo giorno. Nella seconda parte dell’anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste popolari, l’Iran ha messo a morte persone che avevano solo esercitato il loro diritto di protesta”.
La Cina tiene nascosto il numero reale
Le autorità iraniane giustificano tali azioni indicandole come necessarie contro il crimine e l’Arabia Saudita, nota per la sua rigorosa applicazione della pena di morte, ha continuato la politica di giustizia capitale con un ritmo senza precedenti, affermando che questa è inevitabile per preservare legge e ordine nel Paese. Secondo il rapporto dell’organizzazione, anche altri Paesi ricorrono alla pena di morte, mantenendo però il numero dei condannati segreto. In Cina, Corea del Nord e Vietnam la cifra reale delle esecuzioni è molto più alta di quella dichiarata dai Governi. Sebbene non sia chiaro quante volte sia stata applicata la pena di morte in Cina, questa sembrerebbe di fatto essere in testa alla lista dei Paesi che vi ricorrono più spesso, seguita da Iran, Arabia Saudita, Egitto, ma anche Stati Uniti d’America.
L’appello di Amnesty International alla comunità internazionale
La situazione solleva serie preoccupazioni per i diritti umani e mette in dubbio l’efficacia delle misure internazionali per porre fine a questa pratica. Amnesty International ha chiesto una risposta immediata dalla comunità internazionale, invitando i Governi di tutto il mondo a condannare la pratica e a intensificare gli sforzi per la sua abolizione. “Il valore della vita in molti Paesi è meno importante del rispetto delle leggi – dice Ileana Bello, direttrice generale di Amnesty International Italia -.Dall’Iran all’Egitto le persone vengono mandate a morte per semplice dissenso, con il coinvolgimento esplicito dello Stato”.
Nel 2022 solo sei Paesi l’hanno abolita
E la situazione è ancor più preoccupante se si pensa che lo scorso anno, la pena di morte è tornata a essere applicata in cinque stati: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. Nel 2022 solo sei Stati hanno abolito in tutto o in parte la pena di morte: Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone l’hanno abolita per tutti i reati; Guinea Equatoriale e Zimbabwe per i reati comuni. Nel 2023 sono stati avviati gli iter per l’abolizione della pena capitale in Liberia e Ghana, ne stanno discutendo in Malesia e Maldive, mentre in Sri Lanka rimarranno sospese le sentenze di condanna a morte.