La conta dei danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, in particolare la provincia di Forlì-Cesena, si fa di ora in ora più grave. Mentre resta l’allarme per un nuovo peggioramento delle previsioni meteo. Il bilancio più grave e luttuoso dell’ondata di maltempo sono le 13 vittime, numero provvisorio perché si cerca ancora 1 disperso, mentre sono almeno 10mila gli sfollati. A delineare il quadro di una situazione difficile ed estremamente precaria è Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna. “Sono 280 frane attive in oltre 60 comuni, abbiamo più di 400 strade che sono distrutte o interrotte”. “In 15 giorni”, calcola Bonaccini, “è caduta l’acqua di un anno. Abbiamo più di 10 mila sfollati in questo momento”, fa presente il Governatore che sottolinea: “nessuno sarà lasciato solo come abbiamo fatto per il terremoto”.
Danni per miliardi
Sulle cifre del disastro il presidente della Regione Emilia-Romagna avanza una prima ipotesi, e osserva: “i 30 milioni messi a disposizione dal governo, sono benvenuti, ma qui parliamo di 1 miliardo di euro di danni solo per la tragedia del 2 e 3 maggio, ora saranno di qualche miliardo”.
Mentre tra le richieste fatte al Governo da Bonaccini ci sono due sollecitazioni, la prima la nomina di un Commissario straordinario per l’emergenza; la seconda è snellire tutte le procedure per “garantire sostegni alle imprese e ai cittadini”. Bonaccini torna inoltre a sottolineare l’impegno delle forze dell’ordine, dei volontari, delle istituzioni, e ringrazia Ferrari per la donazione di un milione di euro per gli aiuti alle aree colpite.
L’emergenza continua
I bollettini meteo e della protezione civile illustrano il quadro delle difficoltà, in costante aggiornamento. La situazione rimane critica tra frane, smottamenti, viabilità difficoltosa e a rischio. Città, Comuni, piccoli centri travolti dalla piena dei fiumi, il fango ha invaso strade e abitazioni. Nella notte tra mercoledì e giovedì si sono registrate nuove esondazioni e allagamenti nella zona di Ravenna. A rompere gli argini il fiume Lamone fra le aree di Reda e Fossolo. La piena ha poi invaso la rete di canali fino ad allagare i campi in diverse località del Ravennate. A confermare e farsi portavoce del protrarsi delle pesanti difficoltà la vicepresidente della Regione Emilia Romagna, Irene Priolo.
“Particolarmente critica permane la situazione delle popolazioni dell’Appennino di Forlì e Cesena dove ci sono frazioni isolate. Non hanno necessità di evacuazione ma dobbiamo portare assistenza alle persone che sono in queste frazioni”.
L’intervento di Anas ed Enel
L’impegno massimo dei tecnici e lavoratori delle squadre di pronto intervento dell’Anas ha permesso la riapertura al traffico della strada “via Emilia” lungo tutto tratto ricadente in Emilia-Romagna. Riaperta al traffico anche la strada statale 253 “San Vitale” a Villafontana e la strada statale 71 “Umbro Casentinese Romagnola” a Mercato Saraceno. Sulla strada statale 3bis “Tiberina” (E45), è stato riaperto al traffico lo svincolo di Case Murate. Molte altre vie sono state messe in sicurezza, altre sono state bypassate con percorsi alternativi. Stesso impegno per le squadre di tecnici dell’Enel per ridare elettricità a 27mila utenze rimaste senza luce. Attivata una task force di 700 tecnici per fronteggiare l’emergenze nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna. L’Enel fa sapere che sono stati messi in campo 4 elicotteri, 170 gruppi elettrogeni e quattro power station per poter fornire alimentazione di emergenza.
I sentimenti di Papa Francesco
Il Papa ieri ha inviato un messaggio al cardinale Matteo Zuppi esprimendo “I suoi sentimenti di viva partecipazione per l’impressionante disastro che ha colpito il territorio”. Il Santo Padre nel messaggio ringraziato: “tutti coloro che in queste ore di particolare difficoltà si stanno adoperando per portare soccorso e alleviare ogni sofferenza alle popolazioni più provate”.
Martedì il Consiglio dei ministri
Rimane fissata per il 23 maggio, alle ore 11 la riunione sull’emergenza maltempo, del Consiglio dei ministri. Si prevede una ulteriore messa a disposizione di aiuti economici per l’Emilia Romagna. Inoltre tra le decisioni annunciate la sospensione dei termini per gli adempimenti tributari sia per le persone fisiche sia per le società. “Con il ministro Calderoli”, spiega il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, “valuteremo gli adempimenti a carico dei sostituti di imposta. Dovremo individuare tutti i Comuni interessati dagli eventi calamitosi”.
Nel Cdm, fa sapere inoltre il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, “verrà deliberato lo stato di calamità per le zone colpite dall’alluvione, e si risponderà ai primi interventi”.
Il nuovo Piano idrogeologico
Il Governo inoltre corre nel definire le iniziative del nuovo Piano nazionale sul dissesto idrogeologico, “Alla luce del cambiamento climatico in Italia”, il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci indica una serie di opere che dovranno essere portate a termine entro l’inizio del 2024. Sono previsti l interventi mirati, come la realizzazione di nuove dighe all’eliminazione degli sprechi di acqua. “L’urgenza è dettata da una trasformazione che sembra ormai irreversibile”, sottolinea Musumeci. “Ci vuole un approccio ingegneristico diverso, nulla sarà più come prima, il processo di tropicalizzazione ha raggiunto anche l’Italia”, fa presente il ministro, che rimarca come sia necessario “un approccio nuovo al sistema idraulico su tutto il territorio, perché quello che è accaduto in Emilia Romagna era già accaduto ad Ischia e potrà accadere in tutte le altre zone del Paese”. Secondo le prime indicazioni del Piano contro il dissesto idrogeologico ci saranno diversi livelli e tempistica degli interventi: a breve, medio e lungo termine. Con progetti da adottare per affrontare le piogge abbondanti, così come altre misure per far fronte ai lunghi periodi di siccità.
“Sulle precipitazioni bisognerà consentire all’acqua piovana di arrivare al mare il prima possibile, quindi l’intervento andrà fatto sul reticolo fiumario primario e secondario: ci sono fiumi e torrenti asciutti che potrebbero tornare ad accogliere l’acqua”, illustra il ministro Musumeci, “Inoltre serviranno decine di nuove dighe regionali: sono quarant’anni che non si fanno. Se abbiamo immaginato una rete di distribuzione di acque piovane in un centro abitato capace di assorbire mille millimetri in dodici mesi, dobbiamo adesso pensare ad un sistema di raccolta d’acqua che dovrà assorbire cinquecento millimetri in quarantotto ore”.
Realizzare opere in 8-12 mesi
Il ministro per la Protezione civile di fronte alla emergenza stringe i tempi. L’obiettivo sarà realizzare opere e ridefinire l’intero assetto del territorio coinvolgere altri ministeri, il tutto da realizzare “entro otto mesi o un anno”. Musumeci descrive in generale le opere previste. “Quando arriva, l’acqua va immagazzinata. Penso alla realizzazione di bacini”, spiega, “ma anche di piccoli invasi aziendali col concorso delle Regioni. Bisogna inoltre riqualificare le reti di distribuzione urbane per evitare perdite, in alcuni casi sono anche del 50% affinché non ci siano più sprechi. E dire basta”, evidenzia infine il ministro alla protezione civile, “all’utilizzo di acqua potabile per l’agricoltura, perché in questi casi va bene anche quella depurata”.