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GIORGIA MELONI PREMIER

Giorgia, il referendum e le riforme istituzionali

sabato, 13 Maggio 2023
1 minuto di lettura

Se il Parlamento non vorrà approvare con i numeri che servono la riforma lo chiederemo ai cittadini con il referendum“. Così Giorgia Meloni. Un modo per dire che non intende mollare e che a differenza di Schlein, ritiene le modifiche alla Costituzione una priorità. Ma a quale referendum si riferisce? Se la riforma costituzionale non ottenesse i due terzi dei voti nella seconda votazione sia alla Camera che al Senato, il referendum confermativo sarebbe di fatto scontato.

Entro tre mesi dalla pubblicazione della legge potrebbero chiederlo o 500mila elettori o 5 Consigli Regionali o un quinto dei membri di una Camera. Il Pd e il M5S insieme hanno 121 deputati  su 400 e quindi potrebbero agevolmente chiedere il referendum. Non toccherebbe dunque a Meloni e alla sua maggioranza farsi promotori di una simile iniziativa.

Finora in Italia si sono svolti tre referendum di questo tipo. Uno solo ha confermato, nel 2001, la legge che ha riscritto il Titolo V della Costituzione e ha introdotto la confusa divisione dei poteri tra Stato e Regioni.

Gli altri due referendum hanno bocciato le riforme costituzionali, nel 2006 quella voluta dal Centrodestra e nel 2016 quella voluta da Renzi. Insomma, il referendum confermativo è ad alto rischio soprattutto se la riforma viene approvata dalla sola maggioranza di governo. In questa ipotesi la consultazione popolare sarebbe un ottimo collante per ricompattare le opposizioni.

Perchè Meloni dovrebbe correre questo rischio? Solo se si impuntasse  sul presidenzialismo e non accettasse le aperture verso l’elezione diretta del Premier che sono venute dal Terzo Polo. Con i voti di Renzi e Calenda la maggioranza qualificata è a portata di mano: mancano 6 voti alla Camera e 8 al senato.

La dichiarazione di Meloni di ieri, presa alla lettera lascerebbe trapelare la volontà di puntare tutto sul presidenzialismo. E’ forse una tattica solo per tenere compatta la maggioranza?

Nei prossimi giorni capiremo di più e meglio.

Giuseppe Mazzei

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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