domenica, 24 Novembre, 2024
Politica

Riforma della Costituzione. Buona la prima. Elezione diretta del premier, si del Terzo Polo. Meloni: “Stabilità e rispetto del voto dei cittadini. Parliamo di tutto ma non perdiamo tempo”. Schlein: legge elettorale e sfiducia costruttiva

L’elezione diretta del Capo dello Stato sembra tramontare mentre prende piede quella del Primo Ministro. Su questa ipotesi c’è la disponibilità del Terzo Polo che spiazza Pd, 5S, Più Europa e Verdi-sinistra italiana. Ed è un passaggio determinante anche per i numeri. Se Meloni vuole evitare il referendum confermativo (gli ultimi due bocciarono le riforme proposte) deve ottenere nella seconda votazione la maggioranza qualificata: 266 voti alla Camera e 133 voti al Senato. Se ai 240 voti della maggioranza si aggiungono alla Camera i 21 del terzo Polo si arriva a 261, mancano solo 5 voti che facilmente si possono trovare. Al Senato se ai 116 voti della maggioranza si sommano i 9 del Terzo Polo si arriva a 125 e mancano solo 8 voti alla soglia dei due terzi. Insomma Meloni potrebbe portare a casa la riforma col sostegno di Renzi e Calenda senza correre rischi.

La partita deve ancora iniziare. Siamo ai preliminari. Ma il clima in cui si è svolto questo primo giro è apparso corretto, franco e senza contrapposizioni laceranti. Meno male. L’eventualità di un muro contro e di uno scontro frontale sulle regole del gioco per ora sembra messa da parte.

Meloni può cominciare a mettere insieme le tessere di un mosaico che sarà diverso da quello che aveva immaginato. È nota la sua preferenza per il semi-presidenzialismo alla francese. Ma molto probabilmente dovrà rinunciarvi se non vuole perdere per strada il Terzo Polo ed essere costretta al referendum confermativo.

Scegliendo l’elezione diretta del Primo Ministro Meloni potrebbe anche tendere una mano al Pd e accettare la sfiducia costruttiva. Questo renderebbe il confronto sempre meno spigoloso e creerebbe un’atmosfera  dialogante che gioverebbe a tutti.

E Meloni potrebbe attribuirsene il merito aumentando così il suo prestigio personale e posizionandosi in un ruolo di maggior rilievo rispetto a quello di capo di una coalizione che ha vinto le elezioni. Un periodo di rasserenamento nei rapporto politici servirebbe molto al nostro Paese. Gli urlatori e i provocatori si riposino, almeno per un po’.

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