Due punti fermi. La maggioranza non vuole disattendere l’impegno preso in campagna elettorale per una riforma in senso vagamente presidenziale. Le opposizioni sono divise più che mai. E questo rafforza il potere di negoziazione di Giorgia Meloni.
Per il resto si vedrà. All’interno della maggioranza ci sono varie ipotesi: elezione diretta del Capo dello Stato o del capo del Governo. C’è il problema dell’autonomia differenziata che per la Lega viene prima di ogni altro intervento. Meloni dovrà fare sintesi, impresa non impossibile.
Tra le opposizioni la solita Babele. Il Pd propende per il Cancellierato e la sfiducia costruttiva. Il M5S accetta solo piccoli ritocchi come il potere del Presidente del Consiglio di revocare i ministri. Il Terzo Polo è favorevole all’elezione del Primo ministro. Per Verdi e Sinistra italiana la Costituzione va bene così com’è e non va rafforzato l’Esecutivo.
La prossima mossa toccherà dunque a Giorgia Meloni. Dopo aver ascoltato le opposizioni dovrà decidere. Difficilmente sceglierà di tirare dritto per la sua strada contando solo sui voti della maggioranza.
Non è suo interesse lasciar cadere nel vuoto la disponibilità del Terzo Polo verso l’elezione diretta del Primo Ministro. Ma Renzi e Calenda non faranno un regalo a Meloni senza chiedere altre modifiche che in qualche modo riprendano la vecchia riforma renziana bocciata dal referendum. Tra questi temi ci sono il superamento del bicameralismo paritario e la riattribuzione allo Stato di alcuni poteri condivisi con le Regioni. Per Renzi sarebbe una specie di piccola rivincita.
Meloni deve muoversi con abilità per evitare che un’apertura a Renzi e Calenda possa suscitare irritazioni puntute della Lega e di parte di Forza Italia.
Le riforme istituzionali possono fornire alla leader della coalizione di destra-centro l’occasione per creare ulteriori frizioni e spaccature tra le opposizioni e intestarsi il merito di una riforma che nessuno è riuscito finora a portare a casa.
Problemi da risolvere e obiettivi da raggiungere
L’importante è che prima di metter mano al complesso meccanismo dell’attuale Costituzione, che ha una solida coerenza interna, si abbiano ben chiari quali problemi si intendono risolvere e quali obiettivi si vogliono raggiungere. Trarre lezioni da chi ha già sperimentato alcune” terapie” dovrebbe aiutare a non commettere gli stessi errori di altri Paesi.
Se si vogliono governi stabili non basta far eleggere dal popolo il Primo Ministro se poi le coalizioni litigano e si frantumano.
Se si vuol rafforzare il Parlamento bisogna alleggerirlo da inutili doppioni, altrimenti sarà sempre il Governo a decidere a colpi di decreti legge e voti di fiducia.
Se si vuol far funzionare lo Stato alcuni poteri devono essere tolti alle Regioni altrimenti si paralizzano decisioni strategiche.
Il nuovo sistema istituzionale non potrà non coinvolgere anche la legge elettorale.
Insomma copiare gli altri non ci aiuterà. Servono originalità e saggezza .