Entro il 2030 saranno disponibili vaccini contro molti tipi di cancro, che si affiancheranno a quelli contro le malattie cardiovascolari, autoimmuni e alcune di quelle considerate rare. Lo ha previsto Moderna, azienda farmaceutica americana specializzata nella produzione di vaccini a mRNA (acido ribonucleico messaggero). Il suo Direttore medico, Paul Burton, ha affermato che, grazie agli sforzi attuati per combattere il Covid, sono stati raggiunti progressi nella ricerca in 12-18 mesi altrimenti attesi in circa 15 anni. In un quinquennio, l’azienda disporrà di trattamenti innovativi per tutti i tipi di aree patologiche.
Il nome “vaccino” non deve però trarre in inganno, non saranno preventivi ma curativi: “Nel caso del tumore non parliamo di vaccini preventivi ma di vaccino-terapia – ha spiegato Sergio Abrignani, docente di patologia generale all’Università Statale di Milano. I vaccini anti-cancro quindi sono delle terapie che, in questo caso, mettono insieme due cose importanti degli ultimi anni: la tecnologia dell’mRna, per indurre una forte risposta immunitaria contro gli antigeni tumorali, e l’immunoterapia, con farmaci già utilizzati oggi che bloccano il freno che i tumori pongono alla risposta immunitaria. Questi sono vaccini che si danno a persone già malate di tumore, in questo caso melanoma, in cui erano stati identificati degli antigeni tumorali”.
Allo studio della FDA vaccino per la cura del melanoma
La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha concesso alla casa farmaceutica una revisione accelerata per un vaccino a mRNA per un vaccino oncologico basato sui risultati ottenuti contro il melanoma. Fino all’ultimo decennio, i progressi più significativi sembravano essere mirati quasi esclusivamente ai tumori ematologici, come la leucemia e il linfoma, che hanno visto calare drasticamente i tassi di mortalità. Oggi le cose stanno cambiando e si stanno ottenendo progressi anche nella ricerca contro i tumori solidi.
Anche l’Italia in prima linea
Il funzionamento dei vaccini mRna è basato su una biopsia delle cellule tumorali, che permette di identificare le mutazioni genetiche che non sono presenti nelle cellule sane. Successivamente, un algoritmo analizza le cause della crescita del tumore e individua le parti che possono innescare una risposta immunitaria. In questo modo, viene creata una molecola di mRNA che contiene le istruzioni per produrre le proteine principali causeranno una risposta immunitaria. Dopo l’iniezione del mRNA, il nostro organismo produrrà parti di proteine identiche a quelle presenti nelle cellule tumorali e le cellule immunitarie le distruggeranno.
L’Italia, nonostante gli investimenti in ricerca siano limitati, sta svolgendo un ruolo di primo piano nel settore. In particolare, nell’Irccs oncologico di Candiolo (Torino) si sta sviluppando un vaccino contro il cancro del colon in collaborazione con la biotech italo-svizzera Nouscom, mentre l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha annunciato risultati promettenti nella cura del neuroblastoma con una terapia a base di cellule Car T.