lunedì, 18 Novembre, 2024
Turismo

Turismo e ristorazione. Confesercenti: carenza e inadeguatezza del personale, per le imprese è crisi profonda

Emergenza lavoro all’incontrario, per la Confesercenti per l’estate servono 100mila lavoratori in più, solo nel settore turismo e ristorazione. “Serve rafforzare politiche attive e formazione: quasi un’impresa su due non trova candidati con preparazione adeguata”, fa presente la Confederazione, che spiega il profondo disagio delle imprese nell’affrontare i prossimi mesi.

I nuovi dati sulla manodopera

Continua l’emergenza lavoro nel commercio e nel turismo. Il 36% delle imprese segnala di avere avuto quest’anno difficoltà a reperire personale. “Difficoltà che, in molti casi, non sono state ancora superate e che rischiano di causare un ‘buco’ nella stagione estiva ormai alle porte, per la quale saranno necessari fino a 100mila lavoratori in più”, calcola la Confesercenti sulla base di un sondaggio somministrato alle imprese dei due comparti con Swg in occasione delle celebrazioni del Primo Maggio.

Preparazione inadeguata

A frenare il lavoro nei due comparti è anche la carenza di candidati, fattore indicato dal 28% delle attività con difficoltà di reperimento. “Una carenza che le imprese attribuiscono alla visione della stagionalità come precarietà (61% delle risposte). Ma, soprattutto sui giovani, pesa l’impegno nei giorni festivi e prefestivi (60%) e l’idea che nel commercio e nel turismo ci sia poca possibilità di crescita professionale ed economica (55%)”, si evidenzia nella ricerca, “A rendere difficile il reperimento di addetti, però, è soprattutto il mismatch, ovvero il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Quasi un’impresa con problemi di personale su due (il 46%) indica infatti come impedimento principale proprio la mancanza di candidati con una preparazione adeguata”.

La questione salariale

Fattore minore, invece, è quello economico: solo il 19% segnala di non aver assunto perché non si è trovato l’accordo sui compensi. Nonostante questo, per superare i problemi, il 43% delle imprese ha fatto leva proprio sull’offerta economica, sotto forma di incentivo (27%) o retribuzione maggiore rispetto al Ccnl di riferimento (16%). Il 19%, invece, si è rivolto ad un’agenzia di lavoro privata. Il 31%, però, non è riuscito comunque a trovare gli addetti necessari, e per far fronte alla carenza progetta di tagliere i servizi offerti ai clienti.

Serve più flessibilità

“Il problema della carenza di personale nel commercio e nel turismo è sempre più stringente”, sottolinea Confesercenti. “Per risolverlo, bisogna garantire maggiore flessibilità contrattuale e rafforzare le politiche attive e per la formazione. Se confermate, le misure previste dal DL Lavoro – su cui abbiamo apprezzato il confronto con le associazioni condotto dal Governo – vanno nella giusta direzione. Bene il taglio del cuneo fiscale, ma sarebbe opportuno detassare pure i futuri aumenti contrattuali riferiti ai Ccnl comparativamente più rappresentativi, anche in considerazione del fatto che sono aperti i tavoli negoziali dei Ccnl di Terziario e Turismo che impattano su più di 8 milioni di lavoratori.

Sistema da rivedere

Per la Confederazione sono da reintrodurre anche il voucher e, in forma semplificata rispetto al passato, il job sharing, eliminando inoltre il tetto di ore minime che molti Ccnl ancora impongono per il Part Time. “Per gli stagionali del turismo servirebbe un decreto ad hoc, con misure come il credito d’imposta alle imprese per sostenere vitto e alloggio degli stagionali e favorire così la mobilità interregionale”, prosegue la Confesercenti, “Su questo, si potrebbe impegnare anche la Bilateralità. Prioritario, però, è agire sulle politiche attive: non si può lasciare l’incontro tra domanda e offerta a iniziativa privata e passaparola. Da rivedere anche la formazione: va ripristinato un rapporto stabile tra scuola e lavoro per agevolare l’ingresso dei giovani nei nostri settori. Restano inadeguati, inoltre, i Decreti Flussi, con click day che avvengono sempre a stagione già iniziata”, osserva infine la Confederazione, “È inoltre necessario facilitare la formazione dei lavoratori nei paesi di origine, consentendo l’ingresso dei soggetti già formati fuori dalle quote stabilite”.

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