Al termine dell’ultimo G7 Agricoltura, che si è tenuto in Giappone, è stata sottoscritta una dichiarazione congiunta per un piano comune di azione verso una agricoltura sostenibile, sistemi agricoli e alimentari più produttivi e resistenti e per accelerare l’abbandono dei combustibili fossili in tutti i settori. Al vertice di Miyazaki, l’Italia è arrivata con alcuni obiettivi irrinunciabili: no ad alimenti standardizzati, sì al cibo di qualità per tutti, sostegno comune alle misure Ue per l’Ucraina, contrasto ai falsi prodotti italiani e difesa delle indicazioni geografiche.
Per l’Italia la qualità è irrinunciabile
La preoccupazione maggiore espressa dal ministro della Agricoltura Lollobrigida era rivolta ai prodotti ultra processati o realizzati in laboratorio a scapito della qualità, punto sul quale sembrerebbe aver trovato una sponda in Giappone: “Dopo la pandemia e l’aggressione della Russia all’Ucraina, siamo tutti più consapevoli che ricerca e innovazione devono viaggiare insieme per garantire sostenibilità, sia economica sia sociale. L’Italia sosterrà una strategia che garantisca sicurezza alimentare contrastando gli sprechi e aumentando le produzioni attraverso la ricerca, senza però rinunciare all’elemento della qualità, che gli studenti giapponesi hanno sottolineato come sia imprescindibile. Perché il cibo non è solo un carburante ma un elemento culturale che va raccontato, vissuto e poi consumato”, ha, infatti, dichiarato il ministro.
In cosa consiste l’impegno sottoscritto
Il primo punto della nota sottoscritta, articolata in dodici obiettivi, prevede azioni per azzerare le emissioni dei gas serra e per invertire la perdita della biodiversità, “fornendo al contempo cibo alla crescente popolazione globale, senza lasciare indietro nessuno”. Di conseguenza è necessario “diversificare le filiere di approvvigionamento esplorando le modalità di valorizzazione dei sistemi alimentari locali, regionali e globali, facendo un uso sostenibile delle risorse agricole nazionali esistenti e facilitando il commercio”. È anche necessario, prosegue il documento, “impegnarsi a rispettare regole eque, aperte, trasparenti, prevedibili, non discriminatorie e basate sul commercio, ed evitare misure restrittive ingiustificate sulle esportazioni”, così come “migliorare la sostenibilità dei sistemi agroalimentari, attraverso l’attuazione di un’ampia gamma di innovazioni e la promozione di pratiche agricole sostenibili”. I Paesi del G7 si impegnano, inoltre, a “intensificare gli sforzi necessari per riformare o riorientare le politiche agricole al fine di raggiungere risultati ambientali positivi e ridurre le emissioni di gas a effetto serra”. È anche importante “rafforzare l’approccio One Health”, che vede una continuità fra la salute umana, quella animale e dell’ambiente, e “promuovere misure contro la resistenza antimicrobica, le malattie animali transfrontaliere e i parassiti delle piante”.
Una agricoltura moderna, green, equa e inclusiva, basata sulle filiere
È necessario “ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, promuovere diete sane e migliorare l’accesso alle informazioni sui prodotti agricoli e alimentari”; “sostenere la rivitalizzazione rurale attraverso la diversificazione del reddito”, la gestione sostenibile delle foreste, il turismo agricolo e migliori infrastrutture pubbliche. Infine, è stata condivisa la necessità di “promuovere la ricerca e lo sviluppo, ampliare e diffondere tecnologie e pratiche nuove ed esistenti”, oltre alla formazione, i servizi di divulgazione, la condivisione delle conoscenze e l’istruzione, come così come la parità di accesso ai finanziamenti, in particolare per i giovani, le donne e gruppi sotto rappresentati. Andrebbe, infine, rafforzata “la collaborazione tra il Governo e il settore privato, gli agricoltori e tutti gli altri attori” per “sviluppare un ambiente favorevole che faciliti gli investimenti responsabili del settore privato nell’agricoltura e nei sistemi alimentari” e “promuovere la continua transizione verso filiere agricole sostenibili”.