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TRICOLORI

La libertà per tutti. Senza le ipocrisie di un pacifismo di maniera

martedì, 25 Aprile 2023
1 minuto di lettura

La guerra di liberazione dall’occupazione nazista e dall’oppressione del fascismo è stata una pagina insieme gloriosa e dolorosa della nostra storia. Gloriosa perchè ci ha riportato la democrazia, la libertà e l’indipendenza dal giogo straniero, dolorosa perchè è stata combattuta non solo contro i tedeschi ma anche contro italiani sostenitori di un regime  dittatoriale  che era stato sconfessato  due anni prima, il 25 luglio 1943, dallo stesso vertice del partito di Mussolini.

Le piaghe di quella guerra fratricida sono rimaste aperte per molto tempo. La saggezza dei leader politici dell’Italia liberata ha evitato che potessero continuare  a sanguinare anche dopo la proclamazione della Repubblica. La democrazia e la libertà sono state e sono per tutti, anche per chi all’epoca non le voleva , anche per chi ha serbato nostalgie per un ventennio che le aveva negate e represse.

I rischi del 18 Aprile 1948

L’Italia avrebbe corso il rischio altissimo di un’altra guerra fratricida se il 18 Aprile del 1948 dalle urne non fosse emersa una forte maggioranza contraria al comunismo e all’alleanza con Mosca. Se la Dc di De Gasperi fosse stata sconfitta    l’Italia si sarebbe isolata dall’Europa e dagli Stati Uniti: sarebbe finita nel buio di un modello economico fallimentare e sarebbe diventata suddita di Mosca.

Il 25 aprile simboleggia una conquista che fu voluta da una minoranza di italiani ma oggi è patrimonio collettivo che appartiene a tutti: alle diverse anime dell’antifascismo (cattolica, liberale, azionista, socialista e comunista) e anche a chi non condivide -sbagliando- il giudizio che la storia ha dato del fascismo. Il 25 Aprile non è né di sinistra, né di centro, né tantomeno di destra. E’ una festa di libertà e democrazia.

Libertà e democrazia conquistate con le armi

E appartiene anche a chi oggi o con incredibile superficialità intellettuale o con  riprovevole carenza di moralità vorrebbe negare ad un altro popolo, quello ucraino, il diritto di combattere e vincere la sua guerra di liberazione dall’ occupazione di un Paese dittatoriale che cerca di imporre con la forza il suo regime, assassinando la  democratica Ucraina.

Negare  gli aiuti militari a Kiev, come propongono i promotori di due ipocriti referendum, significa proprio questo. Sappiamo tutti che senza l’aiuto dell’Occidente la Russia oggi avrebbe già occupato e annesso tutta l’Ucraina. Sappiamo tutti che  l’eroismo del popolo e dei soldati ucraini senza le armi dell’0ccidente sarebbe condannato alla sconfitta. Chi si proclama pacifista e non vuole aiutare più militarmente la lotta di liberazione dell’ Ucraina pensa per caso che la liberazione dai nazifascisti sarebbe stata possibile senza il ricorso alle armi,  senza l’intervento armato degli americani e solo con manifestazioni e slogan di pace? Il 25 Aprile è una buona occasione anche per costoro per rileggersi la storia e passarsi una mano sulla coscienza.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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