È giunta al termine la partecipazione italiana al Festival du Livre de Paris, dove, dopo oltre 20 anni, l’Italia è tornata in veste di Ospite d’Onore segnando il primo successo di un biennio straordinario. Nel 2024, dal 16 al 23 ottobre, l’Italia assumerà lo stesso ruolo alla “Buchmesse di Francoforte”, la più prestigiosa fiera del libro a livello internazionale.
Ogni anno la Buchmesse accende i riflettori su un Paese come ospite d’onore e lo celebra con un programma di eventi e iniziative non solo a Francoforte ma anche in tutta la Germania, valorizzando la ricchezza ed il prestigio artistico e tecnologico dell’Italia attraverso la letteratura, l’arte, la musica, il cinema, il teatro, l’architettura, il design, la moda, la cucina e lo sport. La Fiera internazionale del Libro di Francoforte registra ogni anno la partecipazione di più di 180.000 visitatori tra sponsor, operatori economici, aziende partecipanti e partner in provenienti da oltre 120 paesi.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della manifestazione, ha sottolineato la centralità del libro nella costruzione della cultura europea, riferendosi in particolar modo ai prestigiosi momenti culturali quali il Festival du Livre di Parigi e la Buchmesse di Francoforte del 2024.
Il Presidente Mattarella, in una lunga intervista, ha affermato: “La partecipazione dell’Italia in veste d’ospite d’onore a due tra le più prestigiose occasioni culturali europee oltre a riconoscere il contributo recato dalla civiltà italica al sentire globale, rappresenta una grande occasione per proseguire sulla strada di una osmosi che consolidi sempre più la piattaforma comune di valori sui quali si fonda la Casa europea. Leggere è essenziale. Bisognerebbe leggere di più e, forse, la lettura del Milione di Marco Polo potrebbe aiutarci a comprendere lo spirito con cui va guardato il mondo”.
Il Presidente, citando Dante, ha inoltre sottolineato: “Dante nel Purgatorio lancia un messaggio forse utile anche nella babele comunicativa del nostro tempo. Lo vorrei consegnare ai più giovani. Dalle grandi città ai piccoli borghi, in ogni latitudine del nostro continente le comunità sono riconoscibili dalle loro piazze, i loro edifici di culto, i loro municipi, i loro palazzi e i loro mercati, i loro paesaggi. Ognuno di questi segni indica, identifica l’Europa. La dimensione europea è ciò che condividiamo quale frutto del deposito lasciato da culture plurali, recate dai popoli che si sono succeduti nell’insediamento sui territori”.
Il Presidente della Repubblica ha proseguito parlando di fraternità e di nuovo Rinascimento europeo: “Il Rinascimento è il prodotto dell’ingegno italiano in uno stato di grazia particolare nelle corti europee. Il sentimento di appartenenza era, dunque, a una grande cultura, che non separava est e ovest europeo ma permeava ogni ambiente intellettuale. Mi piacerebbe pensare a un nuovo rinascimento europeo, aperto al mondo intero. La fraternità europea va intesa come consapevolezza di comune destino e va oltre la solidarietà. Potremmo parlare di ‘fraternità europea’ come acquisizione di consapevolezze più autentiche, che abbiano la meglio anche su narrazioni correnti di crisi di convivenza con gli immigrati che giungono sulle nostre coste o agli altri confini d’Europa, fuggendo da guerre, carestie, sconvolgimenti climatici. Buoni esempi di ‘fraternità europea’ non mancano: le porte aperte ai profughi ucraini. Tuttavia i principi sono tali se non ammettono declinazioni di comodo. La fraternità sarebbe più forte se fosse sempre ugualmente riservata a chi fugge da altre guerre, da altra fame, da altre catastrofi, lungo la linea del Mediterraneo, per esempio”.
Infine, il Capo dello Stato ha concluso: “L’industria culturale italiana è una forza trainante del nostro modello produttivo. Mi piace pensare che Parigi e Francoforte significhi anche un riconoscimento all’impegno e all’attività della nostra industria dell’editoria, proiettata a pieno titolo nel dialogo della cultura internazionale. Il libro è un veicolo straordinario che richiama l’attenzione sul Bel Paese. L’Italia gode all’estero di una reputazione altissima, che investe il suo passato ma anche il suo presente. Affascina per il suo spirito pubblico, il senso della comunità, la sua vocazione alla pace. Di certo l’italianità appare di per sé un valore. E non va dissipato”.