L’intelligence britannica ha spiegato perché la Federazione Russa distribuisce con la forza i propri passaporti ai cittadini ucraini nelle regioni occupate, nel tentativo di “legare” tali territori alla Russia e dimostrare l’apparente successo dell’invasione.
“La Russia sta usando i suoi passaporti come strumento per ‘russificare’ i territori occupati, proprio come ha fatto nelle regioni di Donetsk e Lugansk prima dell’invasione su vasta scala nel 2022. La Russia, molto probabilmente, sta cercando di integrare i territori occupati dell’Ucraina nel sistema burocratico della Federazione Russa per presentare l’invasione come un successo, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2024”, osserva il rapporto dell’intelligence britannica.
Le autorità russe hanno adottato una serie di misure per spingere i residenti delle aree occupate ad accettare la cittadinanza russa. Senza di essa non è possibile accedere ai servizi sanitari e bancari, ricevere alcun beneficio sociale, ma anche ottenere una connessione internet o una scheda telefonica. L’intelligence britannica, nel suo ultimo rapporto, riferisce che le autorità di occupazione, nella regione di Kherson, stanno forzando i cittadini ucraini più recalcitranti, dicendo loro che saranno “deportati” e le loro proprietà saranno confiscate se non accetteranno la cittadinanza russa entro il 1 giugno 2023.
Purtroppo si tratta di un film già visto. Dopo che la Russia ha illegalmente annesso la Crimea nel 2014, ha automaticamente trasformato più di 2 milioni di abitanti della Crimea in cittadini russi, fornendo solo sei settimane per rifiutare il nuovo passaporto. Anche coloro che avevano già lasciato la Crimea, come Olha Skripnik – un’attivista per i diritti umani – si sono ritrovati cittadini russi contro la propria volontà. Nel 2016, la Russia – in Crimea – ha reso impossibile, per coloro che non avevano un passaporto russo, ottenere assistenza medica, istruzione o l’assicurazione sanitaria obbligatoria per lavorare. Nel 2020, la Russia ha, inoltre, vietato ai non russi di possedere proprietà. “Quando qualcuno tentava di lasciare la Crimea per recarsi nel resto dell’Ucraina, le guardie di frontiera russe chiedevano un passaporto russo e talvolta confiscavano o danneggiavano quelli ucraini”, ha detto Skripnik.
La “passaportizzazione” forzata è una pratica deliberata di politica estera utilizzata come arma dalla Russia. Ora, la distribuzione dei passaporti russi fa parte di una vasta campagna del Cremlino per sradicare ogni traccia di statualità ucraina nelle aree attualmente sotto il controllo russo, ma Mosca utilizza da tempo i propri passaporti come strumento per rafforzare la propria influenza in tutta l’ex Unione Sovietica. La creazione di popolazioni “russe” nei Paesi vicini fornisce al Cremlino una scusa a tempo indeterminato per intervenire oltre i propri confini post-1991 con il pretesto di “proteggere i cittadini russi”. Prima dell’occupazione militare della Crimea nel 2014, questa strategia era stata già utilizzata contro la Moldova e la Georgia.
Il piano di Mosca di forzare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini che vivono nelle regioni dell’Ucraina temporaneamente occupate viola il diritto internazionale.
“L’emissione illegale di passaporti è una flagrante violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché delle norme e dei principi del diritto internazionale umanitario”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.